“Le nostre controparti cinesi ci osservano con attenzione e sono ansiose di apprendere i nostri sistemi. Ci tengono molto a capire come operiamo sui risparmi e quali sono le ricette che ci permettono di avere successo proprio in Cina. Non sembra, ma i cinesi sono molto più ‘italiani’ di quanto non crediamo; ed è per questo forse che riesco a interfacciarmi con facilità con i miei colleghi orientali.” Parla così Alessandro Bonara, Production Manager di ASMPT. Lo abbiamo incontrato nella sede di Monaco, in Germania, Paese in cui vive da quasi venticinque anni, a parte una parentesi cinese che lo ha avvicinato a un mondo a cui, ormai, è fortemente legato. Bonara ha vissuto tutte le fasi evolutive di Siplace: dalla nascita delle prime macchine fino alla cessione della Siemens Electronics Assembly System all’ASM Pacific Technology Ltd., con la creazione - all’inizio del 2011 - della ASM Assembly System (ASM AS).
Come è stato passare da Siemens, ditta tedesca per eccellenza, con mentalità e struttura assolutamente germaniche, a una realtà come ASMPT che ha il suo hq a Singapore?
Direi che non c’è stato nessun problema di adattamento, anzi... Pur essendo un figlio della Siemens sono riuscito ad adeguarmi molto facilmente alla nuova situazione. Insieme ai miei colleghi faccio parte di un vero sistema complesso: il team Siplace lavora unito da anni e costituisce un meccanismo ben oliato ed estremamente funzionale. E tutto ciò lo ha compreso bene anche la nostra nuova dirigenza, che lascia largo spazio alla nostra esperienza e all’autonomia interna.
Ribaltando la domanda: qual è, secondo lei, la cosa che ha stupito di più i vertici di ASMPT entrando in contatto con il Team Siplace?
Forse il nostro sistema interno o, forse ancor di più, il fatto di riuscire a offrire prodotti Made in Germany che riescano a essere competitivi proprio sui mercati orientali. Costruiamo in Germania, produciamo in una città come Monaco, che è la più cara città della Germania (e senz’altro una delle città più care d’Europa) e, nonostante questo, riusciamo a vendere in Cina. Siamo un po’ diversi dai nostri concorrenti: riusciamo a competere con ditte che producono là dove i costi sono sensibilmente inferiori. E questo non può che essere motivo di stupore.
Quindi non ci sono timori, nel futuro, di un possibile trasferimento degli impianti in Estremo Oriente...
Direi proprio di no. Si ricordi che noi siamo una realtà “Made in Germany or German Engineering”, così come i nostri prodotti. La nostra sede centrale capisce perfettamente che la provenienza può garantire un’importante leva al marketing. L’idea del “Made in Germany / German Engineering” come qualità consolidata è un’idea fortemente sentita anche in Cina. Non credo affatto, quindi, che possano esserci sorprese in quel senso nel prossimo futuro.
Mi parlava di autonomia interna: cosa è cambiato dal gennaio dello scorso anno?
Operativamente la struttura si è snellita. Non siamo più parte di un’entità così grande come Siemens, realtà questa strutturata in modo molto verticale. ASM AS fa parte ora di una realtà di dimensioni più ridotte, che ha lasciato al nostro team quella dimensione orizzontale necessaria per trasformarsi in una struttura ancor più flessibile di quanto non fosse in precedenza. Noi del Team Siplace ci conosciamo tutti e le attività decisionali si svolgono oggi in tempi molto più rapidi rispetto a quanto non avveniva nel passato. Questo è forse ciò che è cambiato di più. Per il resto siamo sempre noi, sempre qui a Monaco, appoggiati dai vari uffici europei, dalle sedi di Shanghai e di Singapore e, naturalmente, dalla nostra sede americana.
La nuova azienda si può avvalere quindi di un marchio consolidato e di uno staff di grande esperienza...
Esatto. È dall’83 che siamo nel settore delle macchine SMT e ora abbiamo un parco di più di 25.000 Siplace installate in tutto il mondo. La ditta è cresciuta straordinariamente, ma altrettanto sono cresciute le persone. E, cosa importante, quasi tutte sono ancora qui con noi.
A proposito di crescita. La Volkswagen in questi giorni ha dichiarato di conferire a tutto il personale 7500 € di premio nella prossima busta paga per gli ottimi risultati produttivi fatti segnare dall’azienda. È questa una situazione normale in Germania?
Direi che siamo nella normalità. Anche in ASM AS conferiamo premi di produzione. Abbiamo dei target globali che partono dai livelli dirigenziali più alti e scendono fino all’addetto alla linea. Se la produzione sale più del tetto previsto, le persone prendono più soldi, se la produzione scende, naturalmente lo stipendio rimane invariato.
Questo vale in caso di massima produzione. Ma cosa succede se - in un momento di crisi - gli ordini iniziano a contrarsi?
I turni lavorativi li organizziamo a seconda degli ordini di cui disponiamo. Con i responsabili dei lavoratori e del sindacato abbiamo creato un range di ore in più o in meno rispetto all’orario annuale convenzionale entro cui possiamo muoverci. Se gli ordini diminuiscono, i lavoratori possono sospendere le attività lavorative fino a un all limite negativo se la produzione aumenta, è possibile lavorare al limite massimo, con i relativi aumenti delle entrate individuali. Questo permette di produrre molto di più in caso di aumento degli ordini, ma di salvaguardare i posti di lavoro nei momenti difficili.
...un problema che in Italia, in questo momento, è particolarmente sentito
Secondo me uno dei più grossi problemi italiani è proprio quello di aver prestato poca attenzione alle potenzialità che si hanno in azienda; parlo in senso molto generale, naturalmente. Se i lavoratori diventano “imprenditori” di se stessi, la situazione non può che giovare all’azienda nel suo insieme. Questo però implica una buona dose di aziendalismo e una fiducia che deve essere reciproca. I nostri capi officina, per fare un esempio, considerano le persone che lavorano sotto di loro come parte di un’impresa individuale. I dirigenti, d’altro canto, hanno assoluta fiducia nei quadri inferiori e sanno di poter delegare molte delle attività senza particolari preoccupazioni. Questo è un sistema che funziona e non solo a livello teorico, ma praticamente, visto che ASM AS lo applica con successo da anni. In Italia, dove le PMI rappresentano la spina dorsale portante del sistema economico, bisognerebbe applicare un sistema di questo tipo. Certamente tutta l’economia italiana ne beneficerebbe.