Un futuro sempre più programmabile

Fondata nel 1984, Xilinx ha inventato il Field Programmable Gate Array ed è stata la prima società produttrice di circuiti integrati ad adottare il modello “fabless”. Oggi l’azienda controlla il 51% del mercato delle logiche programmabili (dati 2007, fonte iSuppli), realizza un fatturato di 1,8 miliardi di dollari (anno fiscale 2008), serve ventimila clienti in tutto il mondo e impiega circa tremilacinquecento persone. Tra gli eventi più recenti nella vita di Xilinx è compresa la nomina di un nuovo presidente e Ceo, Moshe Gavrielov, che ha sostituito Wim Roelandts all’inizio del 2008. Gavrielov, cinquantatreenne di origini israeliane, ha al suo attivo un’esperienza trentennale nell’industria elettronica. Prima di assumere l’attuale incarico ha ricoperto la vicepresidenza di Cadence per la divisione verifica e, in passato, ha lavorato per un decennio in Lsi Logic.

A circa nove mesi dalla sua nomina a Ceo di Xilinx, che opinione si è fatto sull’attività della società e sulle condizioni del mercato in cui essa opera?

Nella mia esperienza trentennale ho constatato l’esistenza di tendenze (sia di tipo economico, sia a livello di mercato) che spingono i clienti in modo sempre più deciso verso le logiche programmabili. Oggi è quasi impossibile giustificare, sul piano economico, la realizzazione di un Asic, se non per un ristretto numero di applicazioni caratterizzate da volumi produttivi molto alti. Lo stesso si può dire, ormai, anche dei prodotti standard. In altri termini, le alternative agli Fpga divengono sempre meno accessibili economicamente. I vantaggi offerti dalle logiche programmabili – tra cui sono compresi il breve time to market, il minor costo di progettazione, la flessibilità - stanno diventando sempre più importanti per gli utilizzatori. Ho investito molto del mio tempo in colloqui con i clienti di tutto il mondo e il livello gerarchico dei manager che incontro (vicepresidenti engineering, vicepresidenti operation, in alcuni casi i Ceo delle aziende) dimostra che i nostri prodotti stanno diventando una parte centrale delle loro soluzioni. Oggi, infatti, molte applicazioni tendono ad assumere caratteristiche “consumer” e quindi aumenta l’importanza del time to market mentre si accorcia il ciclo di vita dei prodotti. Penso che l’industria elettronica stia vivendo una fase di transizione, nella quale gli Fpga - che un tempo erano prodotti rivolti a pochi mercati - stanno conquistando uno spettro applicativo molto ampio. Nel primo trimestre del 2001 quasi l’80% della nostra attività riguardava il settore delle comunicazioni, principalmente le infrastrutture; oggi invece la situazione è molto bilanciata, solo il 42% del business deriva dalle comunicazioni, mentre il restante 38% è distribuito tra molti settori applicativi diversi, quali consumer, automobilistico, industriale, scientifico, medicale, militare-aerospaziale. Inoltre riteniamo che ogni passaggio a geometrie di processo inferiori porterà un ulteriore ampliamento delle possibilità applicative degli Fpga. Quindi sono molto ottimista, penso che stiamo navigando a gonfie vele.

Quali sono i settori applicativi in cui lei intravede maggiori possibilità di espansione per gli Fpga?

Un tempo il settore più importante per gli Fpga era l’infrastruttura delle reti di comunicazione. Oggi quest’area rappresenta l’estremità più promettente di un asse su cui si collocano molte applicazioni diverse. All’estremo opposto troviamo settori quali il personal computer, le Cpu, la grafica; tutte applicazioni molto sofisticate ma caratterizzate da un quadro ben definito: standard industriali, presenza di player dominanti, dinamiche di mercato stabili. In quei settori la transizione che porta all’adozione degli Fpga avviene lentamente. Muovendosi verso l’estremità delle infrastrutture telecom troviamo le applicazioni militari-aerospaziali, quelle industriali/scientifiche/medicali, il settore automobilistico (con particolare riferimento all’infointrattenimento), poi la fascia alta del mercato consumer. In queste aree la nostra attività si sta espandendo più rapidamente che nel settore delle infrastrutture di comunicazione. Sta a noi mettere a punto i prodotti giusti per questi mercati. In passato i parametri più significativi per gli Fpga erano le prestazioni e la densità, mentre nelle nuove applicazioni aumenta l’importanza di aspetti quali il consumo di energia e il costo.

Quali sono le vostre previsioni sulla crescita del mercato delle logiche programmabili?

Nel 2007 il mercato Pld valeva circa 3,6 miliardi di dollari. Per il 2008, 2009 e 2010 ci attendiamo una crescita annua compresa tra il 5% e il 9%. Riteniamo che il passaggio ai processi a 40 e 32 nanometri consentirà una ulteriore espansione del mercato, ma pensiamo che tassi di crescita più alti di quelli sopra citati si potranno osservare solo a partire dal 2011 o 2012.

Come si evolverà nei prossimi anni lo scenario competitivo degli Fpga?

Penso sia molto improbabile la comparsa di nuovi player significativi, perché il livello di investimenti richiesto è ormai altissimo. Ogni nuova generazione tecnologica ci costa parecchie centinaia di milioni di dollari. Questo è il motivo per cui le società di venture capital trovano sempre più difficile individuare aziende di semiconduttori su cui investire: le somme richieste sono così alte che non si riesce a immaginare come possa esserci un ritorno. Naturalmente potranno apparire nuovi player specializzati, rivolti a piccole nicchie di mercato.

Come vede il futuro degli Idm, cioè dei produttori di semiconduttori che – a differenza di Xilinx – possiedono stabilimenti produttivi propri?

Credo sia chiaro che oggi i clienti chiedono ai loro fornitori gli strumenti per differenziarsi rispetto alla concorrenza. In una situazione di crescente specializzazione da parte di tutti gli attori, per i produttori di dispositivi è molto attraente la possibilità di utilizzare le fonderie situate in estremo oriente – ottime fabbriche, dotate di tecnologie molto avanzate. Gli Idm che hanno adottato un modello fab-lite si stanno muovendo nella direzione giusta. Credo però che per società come Freescale, STMicroelectronics o Nxp la transizione da Idm a fabless sia molto difficile e penso che queste difficoltà comportino un rallentamento del processo. Uno dei vantaggi delle società fabless è che hanno imparato a collaborare molto strettamente con le fabbriche. Ritengo sia molto difficile per i grandi Idm raggiungere questo obiettivo.

Quale sarà, secondo lei, il futuro dell’elettronica in Europa?

Penso che sia controproducente cercare di opporsi alle trasformazioni in atto. Piuttosto, occorre che le aziende europee comprendano le nuove tendenze e applichino ad esse il proprio talento. La vecchia struttura economica europea basata sui protezionismi nazionali non esiste più, l’ambiente diviene sempre più competitivo. L’Europa detiene una leadership indiscussa nel campo delle competenze a livello di sistema; paesi come l’Italia, inoltre, hanno anche una leadership nel campo del design, un’area interdisciplinare che non coincide solo con la moda ma anche con le automobili, i motocicli, l’arredamento, ecc. Credo quindi che le aziende europee debbano focalizzarsi sulle aree in cui possono far valere al meglio le loro competenze nel campo della progettazione di sistema e del design. È una trasformazione difficile che non può essere guidata dai governi, i quali possono soltanto fornire un ambiente favorevole. Ma il cambiamento è già in atto: oggi in Europa nascono molti prodotti elettronici nel campo delle comunicazioni mobili, dell’automazione industriale, degli strumenti scientifici e medicali.

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