L’innovazione digitale della Pubblica Amministrazione

Degli Angeli e Busetto parlano di Innovazione

Innovare, ossia modificare introducendo elementi di novità.
Cosa significa davvero e qual è la sua accezione per quanto riguarda l’ambito della pubblica amministrazione? Il tema di un incontro sfociato in una puntata  podcast R&D.pod - Le parole della tecnologia.

Un incontro nel pieno della pausa estiva con Marco Degli Angeli, consigliere di regione Lombardia con deleghe all’innovazione, è stato significativo perché ci ha consentito di chiarire alcuni concetti inerenti all’innovazione, sopattutto a seguito di un evento così rivoluzionario come il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria. L’incontro è stato inoltre occasione di confronto con chi osserva l’innovazione non dal punto di vista dell’azienda, ma da quello della pubblica amministrazione e le ricadute, all’interno del vastissimo settore dell’Information Technology e dell’elettronica in senso lato sono formidabili. 

“L’emergenza sanitaria – ha spiegato il consigliere – ha spinto le persone ad avere un approccio più smart nei confronti dell’innovazione digitale. La vera sfida, adesso, è quella di non fare un passo indietro”. Dalla sua definizione ai fatti, la certezza è una: che l’innovazione costituisca la chiave per rendere un Paese più competitivo. Viene quindi da chiedersi se questa chiave sia sempre disponibile e soprattutto se sia accessibile a tutti.

Palazzo Regione LombardiaUn quesito all’apparenza anodino, ma che apre le porte ad un concetto fondamentale, quello della democratizzazione tecnologica: quel processo, ossia, grazie al quale l’accesso alla tecnologia diventa sempre più alla portata di una pluralità di soggetti. Del resto, parafrasando Henry Ford, “c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano vantaggi per tutti”. È questo il punto di partenza del consigliere Degli Angeli: “L’innovazione – spiega – deve necessariamente essere etica, sostenibile e accessibile. Senza questi tre prerequisiti non può esistere il concetto stesso di innovazione”. Al di là del mero concetto di sviluppo tecnologico, va in primis abbracciata la nozione di cultura dell’innovazione. “Cultura – spiega Degli Angeli – intesa come dal latino colere, coltivare”. Le scelte adottabili, infatti sono due. Si possono finanziare strumentazioni o software innovativi (che siano all’interno di un’azienda o di una pubblica amministrazione il risultato non cambia), oppure si può lavorare affinché l’innovazione diventi terreno fertile su cui costruire un solido ecosistema di best practices, un nuovo modo di ragionare e, soprattutto, una nuova pubblica amministrazione. Sarebbe una vera rivoluzione. “A un ente – sottolinea Degli Angeli – spetta questo compito: fare e promuovere cultura dell’innovazione”. Del resto, senza una vera conoscenza o, meglio, senza avere una coscienza in tal senso, non si può cambiare lo status quo.

L'innovazione e i problemi delle infrastrutture e delle connessioni

Mettendo il focus sul sistema della pubblica amministrazione, questa necessiterebbe di quattro fondamentali tipi di innovazione: l’innovazione delle regole, che ha soprattuto preso forma con il Codice dell’amministrazione digitale. L’innovazione dell’organizzazione, delle procedure, che devono iniziare ad essere più snelli e dei comportamenti, ossia più ricettivi e disposti a mettersi in gioco.

Elementi questi che, di necessità, devono intraprendere un percorso unitario. L’innovazione, infatti, non va e non deve essere vista come un qualcosa di settoriale, ma come un complesso sistema che interagisce tra le parti. Purtroppo, almeno nel nostro Paese, questo concetto di uniformità manca e troppo spesso si guarda all’innovazione mediante uno sguardo campanilistico. 

Il problema dell’innovazione non è quindi fine a se stesso, ma passa attraverso una serie di altri aspetti, come ad esempio l’adeguamento delle infrastrutture alle nuove realtà tecnologiche.

“In molti casi – spiega Degli Angeli – bisogna partire quasi da zero. Abbiamo molte aree bianche, ossia quelle zone a fallimento di mercato dove nessun operatore privato ha investito in opere di banda ultra larga e per questo motivo anche in molte zone della Lombardia sarà necessario partire da zero”.

Una risposta all’esigenza ci sarebbe, e sarebbe proprio il progetto Bul, Banda ultra larga che purtroppo è in serio ritardo e che, ancora, non è riuscito a coprire molte aree anche densamente abitate. Ora il governo ha cambiato marcia, ma dobbiamo correre per recuperare il tempo perso. Un problema di non poco conto, soprattutto nell’era del così detto smart working.

Sembra quindi che le opportunità progrediscano, ma la spinta innovativa resti ferma oppure, più semplicemente proceda a rilento. “Le cause di questo fenomeno – asserisce il consigliere regionale – sono da ricercare tutte nel fatto che mai è stato creato un ecosistema dell’innovazione. Non esiste una cabina di regia centrale, ruolo che Regione potrebbe rivestire e – precisa Degli Angeli – si sono creati i campanili dell’informazione”. Il concetto è che ogni comune fa per sé, agendo quindi in modo indipendente, quando invece sarebbe necessario creare dei modelli omogenei e uniformi a uno specifico territorio. Un esempio pratico è quello del cremasco dove 40 comuni si sono cablati sotto una unica regia, semplificando le procedure di implementazione e collaudo e snellendo la burocrazia. 

Il nostro Paese prova da parecchi anni a innovarsi, e grandi passi avanti, a onor del vero, sono stati fatti. Ciò che ancora manca, tuttavia, è la parte forse più difficile da realizzare. Ossia una sinergia tra il pubblico e il privato, che detiene quelle capacità in grado di migliorare – e non di poco – l’innovazione del settore pubblico. “Ben venga ad una sinergia tra i due soggetti, soprattutto perché – spiega Degli Angeli – le aziende private hanno molte capacità che, però, spesso si scontrano con la burocrazia e le problematiche dei bandi, soprattutto nelle modalità di accesso a opere inerenti l’informatizzazione o la digitalizzazione, che impattano in gran misura sul settore pubblico”. Fare Innovazione digitale, infatti, non significa solo utilizzare le nuove tecnologie in quanto tali, ma partire da queste per ripensare e semplificare un processo produttivo e creativo. Significa, soprattutto, erogare nuovi beni e servizi con lo scopo di migliorare e ridisegnare la declinazione della parola “innovare”. “Sotto questo punto di vista – spiega Degli Angeli – fondamentale, in Lombardia e non solo, sarà l’istituzione dei Soggetti aggregatori per il Digitale, i SAD, uno degli obiettivi della nostra azione politica affinché la nostra regione e di conseguenza tutto il Paese possa rendersi più rapido e competitivo”.

Una strategia di sviluppo, più che una semplice azione politica che, va specificato, è stata ben accolta dalla Giunta lombarda tramite la recentissima approvazione dell’ordine del giorno a firma di Degli Angeli. Un risultato, quest’ultimo, che accompagnerà le pubbliche amministrazioni verso l’attuazione dell’Agenda Digitale secondo i piani dell’Unione Europea e verso una più alta classifica all’interno dell’UE, visto che, allo stato attuale, l’Italia si trova al 24° posto su 27 in termini di digitalizzazione.

Marco Degli Angeli, consigliere regionale di Regione Lombardia con delega all'innovazione

Innovarsi per innovare

Sviluppo digitale e innovazione. Il significato è quello di (r)innovarsi per poter innovare. Soprattutto durante la piena emergenza sanitaria, è stato possibile comprendere come il concetto di innovazione sia stato fondamentale per restituire al Paese forza, vigore e soprattutto efficienza. In una regione come la Lombardia – uno dei quattro motori dell’Europa – vien da chiedersi quali siano le priorità da adottare per rinnovarsi. “Sicuramente – spiega Degli Angeli – un primo passo è quello di rinnovarsi a livello normativo sfidando il futuro e anticipando i tempi”. Un esempio concreto potrebbe essere quello di sandbox normative, in Lombardia promossi proprio da Degli Angeli e, a livello nazionale, incentivati dal Decreto Crescita come strumento per rendere il nostro Paese un po’ più innovativo. In parole semplici queste sandbox le si potrebbero definire come dei contenitori virtuali in grado di incoraggiare meccanismi di innovazione grazie ai quali, in collaborazione con i comuni, le startup possano sperimentare e dare un nuovo impulso all’economia del Paese e alla rinascita di alcune aree. “Ovviamente – precisa Degli Angeli – c’è bisogno di un quadro normativo semplificato, perché la burocrazia è un freno e al tempo stesso deve essere regolamentato, perché anche l’incertezza normativa può essere un rischio per gli investimenti.

Migliorare per migliorarsi, questo è il concetto che sta alla base dello sviluppo. Scoprire quindi nuove pratiche inerenti ai sistemi produttivi e a una gestione più fluida delle amministrazioni pubbliche. “Innovare – precisa Degli Angeli – significa non guardarsi allo specchio, ma guardare al di fuori della finestra creando nuove opportunità”.

Riassumendo il concetto, innovare significa creare il diritto all’innovazione. “Un diritto fondamentale – asserisce Degli Angeli – che deve passare attraverso una semplificazione burocratica e del sistema normativo. Dobbiamo sfidare l’innovazione e soprattutto il futuro”. Come? Attraverso un sistema normativo moderno capace di semplificare, notarizzare e rendere la vita dei cittadini più semplice. In tre semplici parole: Blockchain, Intelligenza Artificiale e Internet delle cose.

 

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