L’analogico è per sempre

È una cifra impressionante, quella che Analog Devices ha deciso di mettere sul piatto per acquistare Linear Technology: circa 14,8 miliardi di dollari. Più o meno dieci volte il valore del fatturato iscritto da Linear nell’ultimo bilancio pubblicato. Si fa molta fatica a trovare precedenti che giustifichino un’offerta così alta, anche nell’aggressivo e competitivo mondo dei semiconduttori. Bob Swanson, co-fondatore e chairman di Linear Technology, risponde ad alcune domande sull’acquisizione.

Perché avete accettato l’offerta di Analog Devices?

Mi preme mettere subito le cose in chiaro. Noi non avevamo nessuna intenzione di vendere l’azienda. Non eravamo alla ricerca di compratori. Siamo però una società quotata in borsa, abbiamo dei doveri nei confronti dei nostri azionisti. Quando abbiamo ricevuto un’offerta così elevata siamo stati obbligati a prenderla in considerazione. I nostri esperti legali ci hanno fatto presente che rifiutare la proposta ricevuta, senza adeguate motivazioni, avrebbe comportato delle responsabilità personali per il management. Avremmo potuto essere accusati di non fare gli interessi dei nostri azionisti. Per farla breve: il management, io per primo, non voleva vendere. Ma non ha potuto farne a meno.

Quali sono i motivi che hanno spinto Analog Devices a forzare la mano?

Mi sembra che ci sia un implicito riconoscimento del lavoro che abbiamo fatto, negli anni. Abbiamo saputo prendere decisioni difficili: per esempio uscendo dal mercato consumer per concentrarci in segmenti dove potevamo creare valore aggiunto. Ce l’abbiamo fatta e i nostri bilanci lo confermano. Abbiamo delle ottime capacità di ricerca e sviluppo nelle tecnologie analogiche avanzate. Credo che insieme le due società possano mettere in campo un’intelligenza collettiva e un know-how insuperabili nell’analogico. Certo, la fase di integrazione è molto delicata. Si tratta di unire team di persone che hanno modi diversi di lavorare, che provengono da culture differenti. Vedo tutti i miei colleghi di Linear Technology molto impegnati a fare in modo che l’operazione abbia successo. E, ovviamente, anche gli amici di Analog Devices si stanno dando molto da fare perché tutto fili liscio… con tutti i soldi che spendono!

Lei è sempre stato il leader carismatico, lo stratega in grado di portare Linear Technology al successo. Cosa c’è nel suo futuro?

Il mio futuro è scritto nel mio contratto. Da sempre, quindi da molto prima che questa novità apparisse all’orizzonte, era previsto per me un paracadute in caso di un’acquisizione di questo tipo. Ho diritto a una buonuscita. E cinque giorni esatti dopo il closing ufficiale non sarò più dipendente di Linear Technology, non avrò più nulla a che fare con l’azienda. Per il momento mi fermo a quanto è scritto nel contratto. Mi separerò dall’azienda al termine del closing. Poi si vedrà.

Quali sono i punti di forza della nuova realtà che si andrà a creare?

Sono molte le cose che ci differenziano. Questo può voler dire che ci sono molte complementarietà. Siamo due società di successo. Io so perché noi, di Linear Technology, abbiamo successo: perché sappiamo fare le cose in modo diverso da tutti gli altri, perché ci impegniamo solo in mercati in cui possiamo essere protagonisti. E continueremo a farlo. Quanto agli amici di Analog Devices, certamente non sono da meno, anche da loro le cose funzionano e anche bene. È fuor di dubbio che saremo un gigante nel mondo dell’analogico, con la capacità di affrontare tutti i mercati più promettenti e con un fortissimo potenziale di innovazione. Credo che la vera sfida sarà saper gestire le persone: il periodo di transizione è certamente il più critico. Ma vedo che viene affrontato con determinazione e mettendo in campo le risorse adeguate.

Alla fine, non ho capito cosa lei pensi veramente di questa acquisizione.

Secondo me l’ondata di acquisizioni a cui abbiamo assistito nel 2016 nel mondo dei semiconduttori è, in parte, un frutto malato della politica, soprattutto negli Stati Uniti. Abbiamo un sistema fiscale e legislativo che blocca la crescita. Investire in attività produttive è sempre più difficile. Mentre, sul versante opposto, è molto facile prendere a prestito soldi anche a tassi assurdamente bassi, prossimi allo zero. Quindi molte aziende, obbligate a crescere per sopravvivere, hanno preso la scorciatoia dell’acquisizione. Comprare è molto più semplice e immediato che spendere soldi per favorire una crescita organica, interna. Certo, le acquisizioni bisogna saperle gestire. E ne ho viste alcune davvero bizzarre, nell’ultima parte del 2016! Chiarisco subito: non sto pensando al nostro caso. Analog Devices ha speso tutti quei soldi anche per portare a casa circa 200 cervelli geniali, e qui parlo dei nostri progettisti. Ha fatto certamente bene e credo che sappia gestire la cosa nel modo migliore. Certo, se il mercato finanziario fosse stato in una situazione più normale, forse oggi io e lei parleremmo d’altro.

Il mercato dei semiconduttori ha subito enormi cambiamenti dagli inizi degli anni ’80 e sta ancora cambiando. Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?

Difficile a dirsi. Quando io iniziai a lavorare in questo mondo, i nomi dei protagonisti erano diversi dagli attuali: Motorola, Philips, solo per citarne alcune. Aziende che sono passate di mano. Solo uno dei grandi nomi di allora continua ad avere successo: Texas Instruments. E sa perché? Perché ha saputo fare ammenda dei suoi errori. Ha saputo abbandonare una politica che l’aveva portata a fare di tutto un po’: dagli orologi alle calcolatrici, oltre alle memorie e microprocessori. Texas Instruments ha scelto di concentrarsi, lasciando in secondo piano il mercato dei componenti digitali e puntando molto sull’analogico. Ecco, di una cosa sono convinto. È l’analogico a fare davvero la differenza, a decretare il successo. “Analog is forever”, l’analogico rappresenta un asso nella manica di chi ci crede. Le tecnologie digitali sono più facili, più aperte agli attacchi della concorrenza. L’analogico richiede un know-how profondo. Forse anche questo è uno dei motivi per cui noi eravamo così appetibili da convincere chi ci ha comprato a sborsare una cifra così imponente.

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