Aumenta la connettività wireless nei veicoli

Uno dei campi applicativi più promettenti per l'elettronica nel settore automobilistico è certamente costituito dalla connettività wireless, cioè dalla possibilità di collegare il veicolo a reti di comunicazione e a infrastrutture di vario tipo. Già oggi, di fatto, tutte le auto sono collegate alla rete telefonica per mezzo dei cellulari portati a bordo dal guidatore e dai passeggeri, ma nei prossimi anni assisteremo certamente a ulteriori sviluppi su più fronti. La diffusione degli smartphone modificherà il ruolo del telefono cellulare a bordo, i sistemi di comunicazione car-to-X consentiranno uno scambio di informazioni con elementi posti in prossimità del veicolo, inoltre la disponibilità di un veloce accesso Internet diverrà probabilmente un optional irrinunciabile per le nuove generazioni di guidatori. Queste tendenze evolutive disegnano uno scenario ricco di opportunità ma anche di nuovi problemi, tra cui quello della sicurezza - nel senso del termine inglese “security”, cioè la difesa nei confronti dei malintenzionati.

Il ruolo degli smartphone
Per quanto riguarda il ruolo dei telefoni cellulari a bordo va segnalata l'iniziativa annunciata da Nokia in occasione del recente Motor Show di Ginevra: la creazione di uno standard industriale aperto per la comunicazione tra gli smartphone e i sistemi di infointratterimento. Lo standard, battezzato Terminal Mode, tiene conto del fatto che questi moderni apparecchi telefonici svolgono anche le funzioni di media player e - almeno nel caso dei prodotti Nokia - di navigatori satellitari, tramite le mappe Ovi. Terminal Mode consente quindi allo smartphone di inviare musica all'impianto audio dell'automobile e di utilizzare il grande display del sistema di infointrattenimento per visualizzare le mappe. Quest'ultimo, d'altro lato, può inviare allo smartphone alcuni dati riguardanti il veicolo (ad esempio il consumo di carburante e la velocità), per ottenere informazioni mirate dal sistema di navigazione. Questi sono soltanto alcuni dei possibili esempi di integrazione; ogni costruttore potrà ideare applicazioni diverse. Nokia ha sviluppato lo standard Terminal Mode con il contributo del proprio centro ricerche di Palo Alto e con la collaborazione di Navteq. La società finlandese ha già annunciato varie partnership che hanno per oggetto l'integrazione resa possibile da Terminal Mode: con Alpine Electronics per quanto riguarda l'impianto audio di bordo, con Harman Becker per i servizi di navigazione satellitare, con Fiat per il sistema di infointrattenimento Blue&Me.

L'onda verde arriva via radio
Un ulteriore esempio delle tendenze evolutive in atto è il progetto Travolution di Audi, intrapreso nel 2006 e giunto oggi a una seconda fase. Nell'ambito dell'iniziativa il costruttore tedesco sta sperimentando la possibilità di rendere il traffico più scorrevole grazie a una comunicazione wireless tra i semafori e gli autoveicoli, realizzata per mezzo di reti Wlan o Umts. Il semaforo utilizza questo collegamento per trasmettere alle automobili informazioni non solo sul suo stato presente (cioè sul colore della luce accesa al momento, rossa, verde o gialla), ma anche sui tempi della prossima commutazione. In altri termini, quando si trova nello stato di luce verde, il semaforo comunica ai veicoli in avvicinamento quanto tempo manca allo scattare del rosso e viceversa. Questa informazione viene utilizzata dal computer di bordo per calcolare la velocità che consente all'automobile di arrivare all'incrocio nel momento in cui la luce è verde, evitando così la necessità di un arresto. Il valore di velocità ottimale viene comunicato al guidatore tramite il display del sistema di infointrattenimento, ma può anche essere mantenuto in modo automatico grazie all'Adaptive Cruise Control. Il sistema di bordo inoltre invia un avviso al guidatore (un segnale acustico o una breve interruzione del flusso di carburante) se l'auto si avvicina all'incrocio nel momento in cui il semaforo sta per passare al giallo o al rosso. La riduzione delle code ai semafori consente ovviamente di velocizzare gli spostamenti e di ridurre i consumi di carburante. Lo stesso collegamento wireless utilizzato per ricevere i dati trasmessi dai semafori può essere sfruttato anche per la comunicazione tra il veicolo e altre infrastrutture stradali, ad esempio i distributori di carburante e i parcheggi a pagamento; in questi casi il display del sistema di infointrattenimento viene utilizzato per interagire con i servizi, visualizzare l'importo da pagare e autorizzare l'addebito su un conto o su una carta di credito.

Più internet, meno cavalli
Con ogni probabilità, inoltre, nel prossimo futuro le auto saranno dotate di un accesso Internet permanente che permetterà una connettività analoga a quella oggi disponibile nelle abitazioni. Previsioni di questo genere giungono oggi anche da fonti certamente attendibili come Volkmar Denner, Ceo di Bosch, che ha parlato di questo argomento nel corso di un convegno tenutosi recentemente in Germania. Secondo Denner la domanda di connettività Internet sarà legata a un cambiamento complessivo del modo in cui il consumatore-guidatore si rapporta all'autoveicolo: diminuirà l'appeal degli aspetti legati alla potenza, mentre aumenterà il valore assegnato alla possibilità di utilizzare - anche nell'abitacolo - i canali di interattività e di socializzazione virtuale che tanto spazio occupano nelle vite dei giovani. Buona parte dell'attenzione si sposterà quindi sull'interfaccia utente dell'automobile (il cruscotto e le sue immediate vicinanze) e sui prodotti elettronici consumer che ad essa si collegheranno. Questa trasformazione comporterà un incontro-scontro tra due culture industriali profondamente diverse: da un lato quella dell'elettronica consumer, caratterizzata da un velocissimo rinnovamento dei prodotti e da livelli qualitativi inferiori agli standard automotive; dall'altro lato quella dell'industria automobilistica tradizionale, con tempi di sviluppo pluriennali e requisiti qualitativi molto severi.

Gli hacker all'attacco delle auto?
La prospettiva di un'automobile sempre più connessa in rete (anzi, collegata a molte reti wireless diverse e magari dotata di un proprio indirizzo IP) comporta inevitabilmente un allargamento del tema sicurezza: all'aspetto della “safety” (la prevenzione degli incidenti) si affiancherà domani quello della “security” (la difesa contro i malintenzionati). Ha infatti destato molto interesse la recente pubblicazione di uno studio che dimostra come un hacker possa, in determinare condizioni, violare le reti di bordo del veicolo per assumerne il controllo. Va detto subito che i ricercatori - appartenenti alle università di Washington e di San Diego - sono penetrati nei sistemi elettronici dell'automobile utilizzando la porta Obd-II (On Board Diagnostic), cioè non via radio bensì tramite un collegamento fisico diretto che presuppone il libero accesso al veicolo; dal punto di vista pratico, quindi, il loro attacco informatico non è molto diverso da una qualunque manomissione degli organi meccanici compiuta con pinze e cacciavite. I risultati dello studio, tuttavia, sono interessanti perché dimostrano come l'industria automobilistica sia ancora sostanzialmente impreparata a questo tipo di minacce. Oltre ad assumere il completo controllo dei freni, del motore e degli strumenti del cruscotto, i ricercatori sono infatti riusciti con estrema facilità a manipolare tutte le Ecu, comprese quelle responsabili di funzioni legate alla sicurezza; hanno inoltre constatato come il costruttore del veicolo non avesse affatto utilizzato le funzioni di autenticazione offerte dal bus Can per evitare aggiornamenti del firmware non autorizzati; hanno superato con facilità anche il bridge che separa le due reti di bordo del veicolo, ad alta e a bassa velocità; e infine hanno verificato la possibilità di effettuare manomissioni tramite l'introduzione di codice che si auto-cancella dopo l'incidente, eliminando così ogni prova. Le questioni sollevate da questo studio, quindi, sembrano essere meritevoli di un approfondimento da parte dei costruttori di automobili.

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