Tracciabilità o rintracciabilità?

La tracciabilità della produzione è oggi uno dei requisiti principali in quasi tutti i processi produttivi aziendali, a cui non fa difetto quello della produzione elettronica.
I termini tracciabilità e rintracciabilità vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma in realtà identificano due processi speculari. Infatti, nel mondo anglosassone si utilizzano il termine tracking per la tracciabilità e il termine tracing per la rintracciabilità. La tracciabilità è il processo che segue il prodotto dai suoi costituenti base alla sua realizzazione completa, facendo in modo che ad ogni stadio attraversato vengano associate opportune informazioni. La rintracciabilità è il processo inverso, capace di risalire all’origine dei costituenti base del prodotto, raccogliendo le informazioni precedentemente rilasciate. Nel primo caso il compito principale è di stabilire quali informazioni devono essere lasciate, quando e da chi. Nel secondo, si tratta di capire quale strumento tecnico sia il più idoneo a leggere e interpretare la sequenza d’informazioni che compongono lo storico del prodotto. I due processi sono fortemente interconnessi e basati su un sistema che si può identificare col termine di “tracciabilità”.

Le definizioni maggiormente utilizzate per identificare i due processi sono:
- Tracciabilità: processo volto a tenere traccia di tutti gli elementi in ingresso che andranno a confluire, lungo e attraverso il ciclo di fabbricazione, nel prodotto finale;
- Rintracciabilità: processo che, risalendo all’indietro dall’applicazione in campo ai singoli elementi costitutivi, passando per i cicli del processo produttivo, consente di ricercare l'evento che ha scatenato la deviazione da ciò che era atteso.

I due processi seguono entrambi, sebbene con verso opposto, la logica di una raccolta ordinata d’informazioni prima, durante e dopo il processo produttivo. La tracciabilità è, in sostanza, uno strumento di comunicazione, che si basa sulla raccolta delle informazioni su cosa si sta facendo, quando e come lo si sta facendo, chi è coinvolto nel processo; tutto ciò affinché chi non è partecipe al momento, possa poi risalire mediante la rintracciabilità a cosa, come e quando è stato fatto. In ogni caso, non può esistere rintracciabilità senza un sistema di tracciabilità e, allo stesso tempo, il sistema di tracciabilità non è efficiente se non permette la rintracciabilità.

Perché serve la tracciabilità?
La tracciabilità è un’innovazione di natura tecnico-organizzativa che permette la raccolta e la gestione di dati miranti a governare il flusso d’informazioni che accompagnano il flusso fisico del prodotto.
Attorno al tema della tracciabilità ruotano una serie di necessità e d’interessi provenienti dalle imprese e dagli utenti. La realizzazione di un sistema di tracciabilità, ad esempio nella filiera elettronica per l’automotive, è legata principalmente alla necessità di garantire la sicurezza; incluso, nel caso in cui si rendesse necessario, un intervento mirato di richiamo per quelle vetture potenzialmente esposte a un difetto nell’elettronica di bordo. La tracciabilità permette anche di individuare le possibili cause di rischio, adottando misure adeguate sul segmento di filiera interessato, evitando il ripetersi del problema. Le filiere costituiscono un sistema molto articolato e complesso, dove in situazioni di emergenza o di rischio diventa difficile attuare efficaci misure di controllo e di gestione senza una raccolta dettagliata d’informazioni e dati che hanno portato alla realizzazione del prodotto.
L’identificazione di un prodotto e la sua rintracciabilità sono finalizzate alla possibilità di risalire alle sue caratteristiche – comprensive delle parti di base che lo costituiscono – del lotto a cui appartiene e dei processi produttivi adottati per realizzarlo. Poter ricostruire la sua storia significa poter accertare a ritroso eventuali cause di difettosità e inconvenienti manifestati sul campo. Richiamare per tempo un prodotto per la sua bonifica è di fondamentale importanza se si dovesse riscontrare un rischio per la salute umana e l’ambiente. Il concetto di tracciabilità può essere definito come la capacità di un’organizzazione di raccogliere e annotare tracce dei flussi materiali lungo il percorso produttivo e distributivo. La tracciabilità non comprende quindi la sola provenienza del prodotto, ma anche la registrazione di tutte le fasi che il prodotto ha attraversato prima di lasciare la fabbrica. L’organizzazione, la filiera o l’azienda, in pratica scrive una biografia del prodotto più o meno dettagliata in funzione delle esigenze interne o esterne che devono essere soddisfatte.

Tracciabilità interna
La tracciabilità all’interno dell’azienda permette la riconducibilità dei componenti al prodotto finito e la capacità di ricostruire tutti i passaggi produttivi interni al perimetro aziendale. Avviene lungo tutto il percorso che dall’arrivo dei materiali e dei costituenti di base in fabbrica, percorre il processo produttivo fino al completamento, al controllo e all’impacchettamento del dispositivo finito. La tracciabilità si concretizza in una serie di procedure interne, specifiche di ciascuna azienda, che consentono di risalire alla provenienza dei materiali e a quando e come sono utilizzati in seno ai vari cicli di processo. La realizzazione di un sistema di tracciabilità interna costituisce dunque un prerequisito indispensabile per passare all’attuazione della tracciabilità di filiera.

Tracciabilità di filiera
La tracciabilità di filiera è un processo più complesso, di tipo interaziendale, composto dalla combinazione dei singoli processi di tracciabilità interni a ciascun operatore della filiera. I singoli processi, per contribuire all’efficacia complessiva della tracciabilità, devono necessariamente essere uniti da un efficiente flusso di comunicazione.
Quello della filiera è un processo non governabile da un singolo attore, ma basato sulle relazioni tra più operatori. Questo è il motivo per cui si rende necessario il coinvolgimento di ogni realtà che ha contribuito alla formazione del prodotto, caratteristica questa di eterogeneità che rende intuitivamente più complessa e difficile la realizzazione.

Tracciabilità non è etichettatura
L’essenziale ai fini della tracciabilità è l’identificazione delle aziende che, col loro contributo in materiale o manufatti, hanno partecipato alla realizzazione del prodotto finale e che pertanto ne condividono, per quanto di loro competenza, la responsabilità. Spesso si è portati ad attribuire alla tracciabilità ruoli e valenze che in realtà essa riveste solo parzialmente; bisogna evitare di confondere la tracciabilità con la comunicazione al consumatore finale d’informazioni che caratterizzano il prodotto quali l’origine geografica, la categoria o la sua composizione, le sue caratteristiche tecniche e di prestazioni. In questo caso non è appropriato parlare di rintracciabilità, bensì di etichettatura. Sebbene l’etichettatura sia una funzione di supporto della tracciabilità interna, l’etichetta di prodotto è in realtà anche lo strumento che permette di trasferire ai consumatori informazioni relative al prodotto. Anche l’obbligo di informare il consumatore introduce la necessità di un trasferimento di dati lungo la filiera e rafforza la necessità, come esposto precedentemente, di solidi sistemi di tracciabilità interna e di un efficace sistema di comunicazione interaziendale per il trasferimento delle informazioni lungo la filiera.
È solo in quest’ultimo decennio che si è presa maggiore coscienza sull’utilità della tracciabilità e sul suo reale significato. Infatti, anche a livello normativo i concetti di tracciabilità e di etichettatura si sono spesso confusi e sovrapposti. Stabilendo l’obbligo di riportare in etichetta informazioni relative ai prodotti, il legislatore ha semplicemente voluto garantire la trasparenza delle informazioni al consumatore.

Lotto e tracciabilità
Per avviare un affidabile processo di tracciabilità devono essere inizialmente definite le caratteristiche del prodotto che s’intende realizzare, le caratteristiche di tutto quanto rientra nel suo ciclo di fabbricazione (componenti, semilavorati, materiale di consumo) e, di conseguenza, dei processi coinvolti nella produzione. Un primo passo in direzione della tracciabilità prevede l’attribuzione di un identificativo o numero di lotto. In questa fase il materiale viene controllato rispetto alle caratteristiche richieste e, se conforme, entra nel ciclo produttivo. Relativa a questo passo è la raccolta di un insieme di dati che potranno garantire in futuro l'individuazione della provenienza dei substrati, dei componenti e dei consumabili, le loro date di produzione e le peculiari caratteristiche. Il secondo punto riguarda il processo di trasformazione delle materie prime: data, personale coinvolto, attrezzature utilizzate, parametri di processo impostati. Questo punto potrà permettere di individuare eventuali anomalie nel processo produttivo, come la deviazione dalle specifiche di processo. Il terzo passo in direzione della tracciabilità è relativo al controllo dei semilavorati in uscita: metodo di controllo, data e strumento di controllo. In sequenza è quindi possibile identificare tutti i punti nodali del sistema di tracciabilità, sempre con l'ottica di garantire il percorso a ritroso (rintracciabilità) e la possibilità di individuare la presenza di un’eventuale causa di non conformità. Nel lotto i punti di tracciabilità sono correlati con un identificatore di gruppo di prodotti omogenei che arrivano dallo stesso processo produttivo. In alcuni casi l'identificazione viene dettagliata per singolo prodotto mediante il numero di serie. I prodotti identificati con uguale numero di lotto dovrebbero avere una storia di produzione comune e derivare dalle stesse materie prime.

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