Terre rare, business preziosi

Quotidianamente in Italia si parla di tagli, tasse e tariffe. La grande operazione di risanamento dei conti pubblici è in corso da qualche mese. La cura è pesante, al punto che da più parti si teme che, avanti di questo passo, si possa rischiare di ammazzare il cavallo. Per sfuggire a questa ipotesi infausta, nel dibattito pubblico la grande questione finalmente è diventata come inserire nel nostro Paese dei fattori di crescita. Un'ipotesi l'ha formulata il convegno annuale di ReMedia Hi-Tech & Ambiente 2012, nel corso del quale sono stati presentati i primi risultati di E-Waste Lab, laboratorio creato dallo stesso Consorzio no-profit per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti tecnologici, insieme al Politecnico di Milano, il patrocinio di Regione Lombardia e la collaborazione di Assolombarda e Amsa (l'azienda che gestisce i servizi ambientali nella città di Milano).
“In una situazione di stagnazione economica come quella che stiamo vivendo è più che mai fondamentale che realtà importanti investano nella ricerca per generare nuove opportunità e sostenere la crescita”, ha spiegato Walter Rebosio, Presidente di ReMedia. “Il settore del riciclo dei rifiuti tecnologici rappresenta una risorsa da coltivare, visto l'aumento della domanda di metalli preziosi e terre rare a cui l'Europa dovrà far fronte”. 
L'attività di recupero delle materie rare, così come la sensibilizzazione verso il riciclo e l'ottimizzazione dei processi di recupero, consentirebbe all'Italia di usufruire di vantaggi di tipo sociale, ambientale ed economico. “Grazie al riciclo”, ha infatti spiegato Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano, “è possibile ottenere un notevole risparmio energetico e la contrazione di produzione di Co2. Inoltre, il sistema Paese si aprirebbe a nuove opportunità di business, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro”.

L'Italia tra ritardi e opportunità
Nel concreto, con un recupero efficiente di tutto il venduto, le opportunità economiche del potrebbero passare, nel caso dei telefonini, dagli attuali 3,8 milioni di euro per 2,3 milioni di pezzi raccolti, a 195 milioni; nel caso dei pc, dagli attuali 3,5 milioni di euro per 450 mila pezzi raccolti, a più di 140 milioni. “Stiamo parlando di un mercato dal valore potenziale di qualche centinaio di milioni di euro”, ha rimarcato Azzone. Il problema è che attualmente tali dispositivi finiscono tutti insieme nell'indifferenziato, creando inefficienze. “Bisognerebbe invece separare i singoli componenti, a cui legare, a seconda delle diverse sostanze, un determinato processo di recupero. Ottimizzare tali processi, rappresenta la sfida. Per vincerla, è necessario un approccio Paese”. 
Purtroppo, qui arriviamo alla nota dolente. A livello europeo, ha ricordato Mattia Pellegrini, Capo dell'Unità responsabile per Metalli, Minerali e Materie Prime, Direzione Generale per l'Industria e l'Imprenditoria della Commissione Europea, “l'Italia è assente da questo dibattito. In Germania, invece, il tema delle materie prime è seguito dalla cancelleria, in Francia vi è un impegno diretto della Presidenza della Repubblica e in Cina, il premier cinese Wen Jibao, è un geologo con una specializzazione proprio sulle terre rare”.
In Italia, prevale piuttosto un approccio dal basso, sulla spinta di una serie di operatori di buona volontà. Un impegno importante ed encomiabile, che rischia tuttavia di risultare insufficiente nello scenario internazionale in cui si muove il nostro Paese.

Il rapporto tra domanda e offerta
“La nostra economia”, ha infatti evidenziato Danilo Bonato, Direttore generale di ReMedia, “si basa sui prodotti con metalli preziosi. Senza di essi non si avrebbero leghe d'acciaio, batterie, illuminazione, motori, dispositivi informatici ed elettronici, generatori, turbine eoliche e molto altro ancora. Senza, in poche parole, si fermerebbe l'economica del Paese. Si consideri che, in termini di approvvigionamento, la Cina rappresenta il 97% della produzione mondiale e il 50% delle riserve”.
A oggi la produzione globale (pari a 133,600 tonnellate annue) è piuttosto allineata alla domanda (136,100 tonnellate annue), ma già entro il 2015 tale equilibrio potrebbe spezzarsi, con una domanda che per quell'anno potrebbe raggiungere 210 tonnellate annue. Ciò significa che per soddisfare la domanda globale, la produzione annua non cinese dovrebbe essere tra 45 e 70 tonnellate. Alcuni settori, come quello automobilistico, della difesa e dell'industria elettronica, sono particolarmente esposti all'approvvigionamento di questi materiali. L'industria elettronica, per esempio, è uno dei principali consumatori mondiali di metalli e minerali. Questo settore utilizza annualmente circa 7.500 tonellate di argento (il 34% della produzione mondiale), 350 tonellate d'oro, 7 milioni di tonnellate di rame (54% della produzione mondiale) e oltre 700 tonnellate di indio. Il valore commerciale dei principali metalli e minerali utilizzati dall'industria elettronica a livello globale ammonta a circa 80 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda i metalli preziosi, sono previsti tassi di crescita del 6% nella richiesta di oro, del 12% di argento, del 16% del platino, del 23% del palladio, del 22% del rodio e del 79% del rutenio. Domanda proveniente dal mondo dell'elettronica, industria, odontoiatria, dispositivi fotografici, computer, termostati, settore manifatturiero.

Riciclare sì, ma come
“Il nostro stile di vita dipende da quei metalli”, ha ribadito Donato. “La platea dei consumatori è in espansione, ecco perché il riciclo diviene la leva strategica della sostenibilità”. Soprattutto per un Paese come l'Italia che non spicca sulla scena internazionale per le sue riserve o per facilità di estrazione (considerata la morfologia del suo territorio). 
Come concretizzare allora le opportunità legate al riciclo? Alla domanda ha risposto Maurizio Masi, Preside della Scuola di Ingegneria dei Processi Industriali. “Oggi i Raee, una volta raccolti, sono trattati con processi di natura meccanica: macinazione, vagliatura, separazioni magnetiche e così via. La parte ricca in metalli è conferita a impianti di trattamento di grandi dimensioni basati su processi pirometallurgici. La resa di recupero però è bassa, circa del 36%, perché la raccolta avviene in modo indifferenziato. È necessario investire maggiormente nelle fasi di pre-lavorazione. Selezionando i vari componenti - schede madri, hard disk, display e così via -, si ottengono già rilevanti arricchimenti dei metalli desiderati, preziosi e terre rare. Mediante processi di macinazione fine è possibile poi separare efficacemente le diverse componenti di ogni frazione - metalli, ceramici, plastiche - da conferire poi ai processi chimico-fisici di recupero. Spendendo di più all'inizio su raccolta classificata, macinazione fine e separazione componenti, si aumenta l'efficienza globale del processo e si possono usare processi mirati solo al recupero dei metalli desiderati. Per fare questo, è meglio puntare su tanti centri specializzati anziché su singoli mega-impianti”.

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