Stato dell’elettronica: il punto della situazione

Assodel Convegno Elettronica

In uno scenario di evidente ripresa, per il mondo dell’elettronica non mancano le preoccupazioni. Gli ottimi risultati del rapporto Assodel, discussi in occasione dell'incontro del 21 ottobre presso le sale del Cosmo Hotel di Cinisello B.mo (MI), indicano infatti i nodi da risolvere. Tutto per non farsi trovare impreparati.

Il mercato dei componenti elettronici attuale può essere visto come una perfetta rappresentazione della situazione globale. Una rapida successioni di cambiamenti, con passaggi da periodi di euforia a momenti di improvvisa preoccupazione, e viceversa. Uno scenario nel quale risulta quindi difficile muoversi, dove però è fondamentale non perdere la calma e mantenere una rotta da individuare grazie anche a un confronto senza remore.
Un compito di fronte al quale Assodel non intende tirarsi indietro, ribadito in occasione dell’aggiornamento trimestrale sui dati di mercato per la distribuzione elettronica. Una sfida resa impegnativa come raramente accaduto in precedenza, grazie all’insolita e inattesa combinazione di fattori quali la carenza di componenti elettronici o sfide tanto impegnative quanto ambiziose come le smart city o la protezione del clima.

Diego Giordani, direttore di Assodel
Diego Giordani, direttore di Assodel

D’altra parte, per l’Europa è anche un’opportunità come non si vedeva da anni. «Oggi il mercato muta in modo sempre più rapido e il Covid–19 ha ulteriormente accelerato questa dinamica – esordisce Diego Giordani, direttore di Assodel –. Può essere quindi naturale porsi la domanda di quanto possa ancora avere senso un’associazione come la nostra».
Domanda semplice e al tempo stesso diretta, così come la risposta. «Riteniamo di aver ancora un ruolo importante – rassicura Giordani –. Fare da bussola, comprendere e anticipare le dinamiche, individuare le opportunità. Vogliamo rappresentare sempre più la filiera, essere più vicini alle necessità del mercato e creare nuove iniziative. In sintesi, mettere al centro le persone e le relative aziende».

 

Rischio “euforia”

Se oggi la situazione appare ideale, guardando avanti le preoccupazioni non mancano. Almeno in parte giustificate, con il timore di previsioni fin troppo ottimistiche. Dopo aver mostrato nella prima metà un buon allineamento con l’anno precedente, nel 2021 il mercato dei componenti elettronici ha iniziato a fare i conti con la carenza di componenti, venuta alla luce in tutta la sua dimensione. Nel quarto trimestre 2020 il settore, pur con il Paese in lockdown, aveva iniziato a dare segni di miglioramento. Segnali confermati anche nei primi tre mesi dell’anno in corso.
Subito dopo, qualche avvisaglia si poteva già intravvedere. Il secondo trimestre registra infatti una improvvisa accelerazione del mercato, del +32%. In parte però, frutto dei primi segnali di shortage a livello mondiale e relativa corsa alle scorte, con un aumento dei prezzi in grado di compensare la situazione.
Anche nel terzo trimestre il risultato si è confermato ottimo. Un fatturato di più di 360 milioni di euro; vale a dire una crescita tendenziale per il trimestre del +41%. «Risultato strabiliante per un periodo come quello estivo – commenta Giordani –. Da sempre, il più scarso dell’anno». Il terzo trimestre chiude così con un cumulato sull’anno di 1.108 milioni di euro, quasi alla pari con il risultato del totale 2020.
Una tendenza potenzialmente destinata ad archiviare il 2021 come un anno eccezionale per risultati. La previsione è infatti di arrivare alla chiusura con un +16/18%, vale a dire un fatturato superiore al 2018, l’anno migliore di questo ultimo decennio.

 

Dati da filtrare

Per quanto difficile da credere, il 2022 almeno sulla carta si presenta anche meglio. Il livello di ordinato è tra i più alti degli ultimi anni. A questo punto però, è importante analizzare alcuni aspetti e porsi delle domande. «Quanti ordini doppi, ovvero gli stessi ordini piazzati contemporaneamente a più distributori sono parte di questo ordinato?», si chiede il Presidente. «Quanti di questi ordini rispondono a effettive esigenze di programmazione della produzione?».
In pratica, viene da domandarsi se la programmazione dei clienti sia realmente in grado di guardare in modo affidabile così lontano nel tempo. Il rischio è vedere questa sovrabbondanza di ordinato trasformarsi in una bolla nata dalla paura di non riuscire a procurarsi materiale a sufficienza per mantenere attive le linee di produzione. Come è prevedibile, si tratta di una paura che si è andata ingigantendo per la costante ripetizione del messaggio veicolato anche dai media non di settore. Ciò per la dichiarazione di molti, se non tutti, i produttori di auto in difficoltà per la carenza di chip.
Domande alla quali è molto difficile rispondere subito. Il messaggio Assodel appare più come un richiamo a non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo e mantenerne sempre la massima attenzione agli sviluppi, valutando ogni variabile.
In ogni caso, bisogna essere pronti anche a sfruttare l’occasione di un anno che si prospetta buono per il settore, con una crescita del fatturato prossima al 20%, supportata anche dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale secondo il quale il PIL dell'Italia – per il 2021 – viene dato in crescita del 5,8%.

 

Cambiamenti in arrivo, secondo Assodel

Dietro il giustificato entusiasmo e la presa di coscienza per i problemi all’orizzonte, c’è un’altra questione importante. Cambiamento di scenario significa anche adattare processi e strategie aziendali. Il discorso non riguarda solo l’Italia, ma interessa tutta l’Europa e, se è ben gestito, è pronto a trasformarsi in opportunità.
«I semiconduttori sono destinati a diventare come il petrolio – osserva Georg Steinberger, chairman di DMASS e VP Communications di Avnet Electronics –. Un mercato destinato a raddoppiare entro il 2030 per un valore superiore ai trenta miliardi di dollari. Di fronte alla carenza di forniture, cambiamenti strutturali nell’industria e PMI europee in sofferenza, il Vecchio Continente deve andare alla ricerca di un nuovo ruolo».
Nonostante un naturale rallentamento rispetto alla situazione attuale, la crescita del settore nel lungo periodo viene considerata stabile. Il problema semmai, è il ruolo attuale dell’Europa. Per dimensioni del relativo mercato, al momento non è in grado di guidare l’innovazione. Le produzioni più importanti, a partire da smartphone e computer, sono infatti tutte altrove.
«Il vero problema non è l’assenza di fabbriche a 5 nm – avverte Steinberger –. Soprattutto, non ci sono abbastanza competenze, intese come disponibilità di risorse a livello di ingegneria necessarie a sviluppare innovazione sui tempi principali quali trasformazione digitale e controllo del clima».
Problema noto da tempo all’Italia, nelle dimensioni attuali del mercato e della concorrenza riguarda l’intera Europa. «Serve più proprietà intellettuale – ribadisce Steinberger –. Bisogna investire in formazione e attirare più ingegneri».
Protezionismo, guerra dei prezzi tra Cina e Usa, limiti fisici della produzione attuale, carenza di materie prime, problemi legati alla supply chain e sostenibilità sono i principali temi intorno ai quali si sta disegnando uno scenario completamente nuovo. Una delle sfide più importanti sarà ribaltare interi processi produttivi, arrivare a componenti progettati espressamente per essere riciclati e non destinati alla discarica. Attualmente, di oltre sei miliardi di dispositivi elettronici dismessi a livello globale, solo il 10% viene riciclato.
Un problema naturalmente non solo dell’elettronica. Se già oggi la popolazione attuale del pianeta consuma in un anno 1,7 volte le risorse disponibili, nel 2050 saranno il doppio. «Non c’è un Piano B, bisogna ridurre il consumo delle risorse naturali almeno della metà e qualsiasi innovazione che non vada in questa direzione sarà inutile».
Una sfida per il mondo elettronica europeo, dove però si presenta anche quell’opportunità fondamentale per cambiare le sorti del proprio destino. Una possibile via passa infatti per la ricerca di maggiori prestazioni sfruttando meno materie prime, meno energia e producendo meno rifiuti. In termini tecnici, significa IoT, AI, Big Data, con una reingegnerizzazione globale in direzione della sostenibilità.
Per chi è disposto a coglierlo, nel pensiero del portavoce DMASS c’è qualcosa di più di un avvertimento. Se per l’Europa oggi è praticamente impossibile confrontarsi con il resto del mondo sullo stesso terreno produttivo, guidare, se non anticipare, la svolta è invece alla portata. «I miglioramenti incrementali non bastano, servono nuove idee – incalza Steinberger –. Non è più il tempo delle scuse, la sostenibilità deve essere estesa a livello globale per annullare i rifiuti e fermare la distruzione degli ambienti naturali».

 

Il confronto può iniziare

Questa la visione generale sul mondo dell’elettronica attuale, da diversi punti di vista. Posizioni e considerazioni in parte condivise da chi opera direttamente sul campo, anche se con tutte le precisazioni del caso.

Luca Giovelli, managing director di Fineline Italy
Luca Giovelli, managing director di Fineline Italy

«Per il Gruppo PCB di Assodel l’anno è stato certamente positivo, sia per fatturato sia per ordinazioni – riflette Luca Giovelli, managing director di Fineline Italy –. Le previsioni sono tutte all’insegna dell’ottimismo anche se bisogna considerare un paio di mesi in più nelle tempistiche. C’è una certa frenesia ed è compito nostro stare attenti alla programmazione». Da una parte, la necessità di guardare alla gestione di magazzino per evitare anche il pericolo di scaffali pieni. Dall’altra, supportare probabili modifiche ai componenti per adattarsi a nuove esigenze.

 

Andrea de Gruttola, sales manager di eiSo
Andrea de Gruttola, sales manager di eiSo

Entusiasmo ed euforia non mancano. La combinazione però, rischia di rivelare anche insidie nascoste «C’è un effettivo tasso di crescita, grazie al quale sono state recuperate le perdite della pandemia – riflette Andrea de Gruttola, sales manager di eiSo –. Dobbiamo però considerare anche una sorta di quota panico, con il relativo rischio accaparramento. Serve quindi accortezza nella gestione degli ordini e dialogo con i clienti per garantirgli di poterne rispettare la programmazione. Dobbiamo essere pronti a supportare ordinativi, ma anche cancellazioni. Il boom attuale è sicuramente una bolla. Dovremo capire come e quando il mercato si assesterà e sarà quello il livello reale».
Tra le questioni aperte, da inquadrare appena possibile per coglierne ogni possibile opportunità, il ruolo dell’Europa non può fare a meno di attirare l’attenzione. «Come gli altri Pesi vicini, anche l’Italia negli Anni ’80 è stata trascinata dagli eventi che hanno portato altrove le grandi produzioni – ricorda Vincenzo Purgatorio, senior director south europe global business development di Jabil –. Soprattutto per il prezzo, ma mi permetto di aggiungere anche per scarse capacità governative. Le competenze non mancano, ma devono essere diverse da quelle che nel secolo scorso ci avevano portato ai vertici del mercato TLC e oggi completamente sparite. Non abbiamo certamente più i volumi, ma possiamo contare su realtà importanti dove si fa innovazione. A livello intellettuale, possiamo dire la nostra»
Gli esempi importanti non mancano, a partire dalla Bolzanina Alpitronic, ai vertici assoluti per le colonnine di ricarica veloci per auto elettriche. Oppure, l’acquisto della statunitense Nortek da parte di Nice. D’altra parte, a conferma del rimpianto per un Paese incapace di stimolare adeguatamente la produzione, l’esempio dell’ultimo bando ENEL per i nuovi contatori, dove le aziende italiane sono rimaste totalmente escluse.
Posizioni naturalmente di parte, dalle quali però più di una voglia di recriminare emerge soprattutto il rammarico per non esser in grado di esprimersi al meglio, a causa di fattori esterni. Gli stessi, in altri Stati invece più favorevoli. Nonostante questo, il sistema è pronto a reagire.
«Sugli aspetti legati a Industria 4.0 in Europa ci distinguiamo in positivo, con vantaggi effettivi sulla manifattura – osserva Luciano Pini, strategic mkt EMEA – head of south EMEA, Israel&Nordic IoT/digital transf.biz development di StMicroelectronics –. Non sempre però, è cambiato il nostro approccio al mercato. Solo una piccola parte si dedica all’innovazione di prodotto, alla ricerca di un valore aggiunto. Eppure, la nostra PMI è ancora in grado di fare la differenza».
Proporre servizi resta certamente importante. Insieme a questo però, bisogna saper sviluppare più innovazione. Uno dei messaggi principali emersi in fase di bilancio è come dai prodotti, bisogni passare alle soluzioni.
Come dimostra ancora una volta Assodel, di fronte a una serie di incognite una delle soluzioni migliori passa per un confronto aperto di idee e la capacità di adattarsi tempestivamente, senza lasciarsi guidare dal panico. In ogni caso, sono concrete le probabilità di vedere il mercato italiano uscire bene da una scossa tutto sommato positiva.
«Secondo IHS, prima della pandemia emergeva comunque un certo livello dei scetticismo sul futuro, con l’Italia collocata tra i peggiori – conclude Diego Giordani –. Ora, la situazione è praticamente ribaltata. Da maggio 2021 l’indice di confidenza dell’industria ha superato il massimo storico, restando su livelli elevato. L’aspettativa di crescita è alta, anche se ultimamente resta mitigata dalla percezione sui problemi legati alla supply chain, non solo per quanto riguarda i semiconduttori».

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