Osservatorio MECSPE: rilanciare il manifatturiero con il PNRR

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I dati dell’Osservatorio MECSPE relativi al III quadrimestre 2023, evidenziano il ruolo del PNRR per il rilancio del settore e la volontà di crescita delle imprese, nonostante le difficoltà del settore.

Il PNRR contribuisce alla crescita e alla transizione digitale delle imprese del manifatturiero, che hanno usufruito degli incentivi 4.0 per realizzare importanti investimenti, altrimenti difficilmente realizzabili. Senza incentivi, più del 60% degli imprenditori avrebbe ridotto o rinunciato agli investimenti.

Le aziende pianificano di crescere nei prossimi anni anche grazie al Piano Transizione 5.0, integrando la transizione digitale con quella energetica, a dimostrazione della reale volontà di includere la sostenibilità nei processi produttivi di un settore, quello manifatturiero, che con le sue 511mila aziende attive[1] costituisce ancora la colonna portante dell’economia italiana.

Questo in sintesi quanto emerso durante il convegno inaugurale della ventiduesima edizione della fiera MECSPE a Bologna, dove sono stati presentati i dati dell’Osservatorio MECSPE sull’industria relativi al III quadrimestre 2023 con previsioni sul 2024 [1], che hanno messo in evidenza il ruolo del PNRR e degli incentivi per lo sviluppo del settore.

L’Osservatorio MECSPE ha evidenziato come, anche se in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la maggior parte degli imprenditori del settore (8 su 10) abbia raggiunto un livello medio/alto di soddisfazione relativa all’attuale andamento della propria azienda.

Piano Transizione 5.0

Tiene il fatturato nel breve periodo, che rimane stabile o in crescita per il 63%, mentre, per quasi due terzi delle aziende, il portafoglio ordini risulta adeguato. Il settore, dunque, non ha intenzione di rallentare; anzi, non sono poche le aziende che abbiano in programma un percorso di crescita nei prossimi due anni (60%).

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Grazie al PNRR, l’industria sta avendo accesso a un’importante disponibilità di risorse da parte del governo. Più del 50% degli imprenditori, infatti, ha richiesto gli incentivi Industria 4.0 a supporto della propria crescita per investire nella trasformazione digitale (31%), R&D (14%), formazione (26%) e sostenibilità (14%), realizzando investimenti che, altrimenti, non sarebbero stati in grado di affrontare: il 63% degli imprenditori, infatti, non avrebbe investito – o lo avrebbe fatto in misura minore – senza gli incentivi.

Proprio grazie a questi investimenti, gli imprenditori hanno potuto constatare un miglioramento della produttività (44%) della loro azienda, della strumentazione tecnologica (35%) e, più in generale, un miglioramento delle condizioni di lavoro (25%).

L’impatto positivo degli incentivi 4.0 apre la strada al Piano Transizione 5.0: un terzo degli imprenditori è intenzionato ad avvalersi della nuova misura: ad oggi, infatti, più dell’80% delle imprese è pronto a innovarsi anche in tema transizione energetica.

ESG e sostenibilità

L’innovazione verso l’industria 5.0 passa, infatti, anche dalla sostenibilità e dai criteri ESG. In quanto a sostenibilità aziendale, sono aumentate le imprese che si definiscono abbastanza o molto sostenibili, ben il 44% (vs 37% scorso quadrimestre).

È in aumento, infatti, anche il numero di chi misura la propria impronta di CO2 (al 23% contro lo scorso 20%), un dato promettente e rappresentativo del progresso in corso.

Nuove sfide per la filiera

Il settore sta affrontando anche alcune criticità legate al contesto geopolitico internazionale: il 44% degli imprenditori afferma di essere preoccupato dalle conseguenze dei recenti conflitti internazionali.

Una situazione di incertezza che potrebbe avere un grande impatto sul tessuto imprenditoriale italiano, non solo per l’approvvigionamento delle materie prime, ma anche per l’export; infatti, il 71% delle imprese intervistate esporta. Fanno invece meno paura inflazione, costi dell’energia e tassi d’interesse, percepiti con molta meno preoccupazione rispetto al quadrimestre precedente.

Crescita digitale e IA

In tema di digitalizzazione a che punto è la manifattura italiana? Quasi 7 imprenditori su 10 dichiarano che la propria azienda ha avuto una crescita digitale da media ad alta negli ultimi anni.

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Tra le tecnologie introdotte solo nel 2023 primeggiano la sicurezza informatica, il cloud computing e l’internet of things; balzo avanti nel 2024 invece per l’intelligenza artificiale, la cui introduzione è in programma per il 13% degli imprenditori, seguita da ulteriori investimenti in sicurezza informatica e robotica collaborativa.

Sempre in tema AI, la maggioranza degli imprenditori continua ad avere opinioni positive a riguardo, con oltre 6 imprenditori su 10 che ritengono che produrrà benefici. A questo proposito, il 25% l’ha già introdotta o intende introdurla nella propria azienda, mentre il 38% si sta informando per muoversi in questo senso.

A caccia di risorse qualificate

L’industria manifatturiera è a caccia di risorse umane qualificate: la carenza di talenti è uno degli aspetti che negli ultimi tempi ha messo più alla prova il settore.

Infatti, secondo l’Osservatorio MECSPE, nel 2023 più della metà delle imprese intervistate è stata impattata significativamente dalla difficoltà di reperimento delle risorse umane (51%).

Un dato in linea con le recenti rilevazioni di Unioncamere, che mostrano che nel mese di febbraio 2024 sono state 127.270 le figure di operai specializzati ricercate, ma di questi non si riesce a reperire ben il 60%[3].

Gli ITS al servizio delle aziende

Per sopperire alla carenza di personale qualificato, sempre più aziende si sono affidate alla collaborazione con università e istituti ITS, che erogano corsi di formazione altamente specializzata per i settori tecnici e forniscono un’istruzione superiore alternativa al percorso universitario, finalizzata all’inserimento immediato nel mondo del lavoro.

I dati relativi all’occupazione evidenziano che, a 12 mesi dal diploma, l’86,5% dei diplomati ITS ha trovato un impiego [4], a conferma del grande valore rappresentato da questi istituti in termini di forza lavoro. In generale, per le imprese è fondamentale collaborare con gli istituti di formazione e università per intercettare nuove risorse e nuovi talenti a supporto della crescita aziendale e delle nuove competenze richieste dal mercato.

Per questo motivo, quasi 6 aziende su 10 del campione intervistato da MECSPE già collaborano con ITS e/o università mentre quasi 3 aziende su 10 hanno in programma di farlo.

Incentivi per la formazione interna

Per quanto riguarda invece le competenze del personale interno, secondo l’Osservatorio MECSPE solo il 47% delle imprese intervistate dichiara di avere risorse con competenze adeguate agli obiettivi prefissati. Per questo, molte di loro si sono già attivate nell’introdurre corsi di formazione aziendale (57%), mentre il 13% ha intenzione di introdurli a breve.

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Di fatto, tra gli incentivi statali più richiesti nel 2023 c’è proprio il Credito d’imposta Formazione 4.0, di cui vorrebbe avvalersi più di un quarto del campione.

Per il 25% delle imprese, uno dei principali benefici degli investimenti è stato proprio quello di poter godere di personale maggiormente qualificato, a riprova dell’impatto positivo degli incentivi in tema formazione.

C'è un crescente bisogno di nuove competenze nelle aziende, poiché molti imprenditori nel 2024 introdurranno tecnologie innovative, prime tra tutte Intelligenza Artificiale (IA), sicurezza informatica e robotica collaborativa; per questo, formare le risorse diventa un aspetto prioritario.

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