L’editoriale di Settembre 2011

Lo confermano anche i dati di Anie, la Federazione confindustriale che raggruppa le società elettrotecniche ed elettroniche italiane. Il 2010 è stato molto buono e il 2011 è iniziato abbastanza bene. Il primo semestre di quest'anno, infatti, il termometro di Anie ha registrato un aumento del 5,0% a valori correnti, per il volume d'affari delle società italiane rappresentate dalla Federazione. Bene quindi, anche se all'orizzonte si intravvede qualche segno di rallentamento dovuto, probabilmente, alla ricostituzione delle scorte lungo tutta la catena della fornitura.
Tra i due macrosettori di Anie, nel 2010 l'elettronica è stato certamente il più dinamico con un incremento del 29,6% nel comparto della componentistica elettronica e un aumento del 15,1% nel settore dell'automazione e misura. Anche nei primi mesi del 2011 l'elettronica è stata la locomotiva che ha trainato le aziende Anie. Le percentuali di crescita sono più modeste ma restano comunque decisamente positive.
Tutto bene, quindi?
Non proprio. I dati infatti mostrano un segno preoccupante. Le nostre aziende elettroniche ed elettrotecniche viaggiano a tutto vapore, sì, ma soprattutto grazie all'esportazione. Il mercato interno rimane piuttosto fiacco. Anie, con un linguaggio burocratico ma efficace, sottolinea che “la scarsa vivacità degli investimenti infrastrutturali nel territorio nazionale - in mercati strategici come l'energia, i trasporti e le comunicazioni - depotenzia la domanda rivolta alle tecnologie Anie e sottrae sostegno alle imprese proprio nei settori più innovativi”.
Nel 2010 e nei primi mesi del 2011, la debolezza del mercato interno continua a essere un freno a mano tirato, che non aiuta a uscire dalla crisi. E non si vedono all'orizzonte i segnali di un reale cambiamento. Guidalberto Guidi, presidente della Federazione, chiacchierando con i giornalisti ha ricordato: “I risultati positivi che abbiamo registrato dipendono molto dalla capacità delle imprese elettrotecniche ed elettroniche più virtuose, innovative e globalizzate che hanno saputo cogliere spunti di ripresa oltreconfine.”
Insomma, le nostre aziende ci sono, fanno la loro parte e si muovono bene. Manca all'appello quello che i nostri politicanti chiamano “il sistema Paese”. Per fortuna gli italiani hanno fantasia, sono brillanti e si sono creati una buona posizione nelle regioni emergenti: l'America centro-meridionale, il cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e l'est europeo. Certo, una sana e forte domanda proveniente dal mercato interno sarebbe molto d'aiuto… ma questo, purtroppo, non dipende dalla bravura delle nostre aziende elettroniche.

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