L’editoriale di Marzo 2011

Cresce la diffusione di dispositivi microelettronici nel settore della medicina e del benessere, di conseguenza il mercato dei chip che “fanno bene alla salute” aumenta più velocemente della media.

Sono molti i vantaggi dell'impiego di circuiti integrati più o meno intelligenti in ambito diagnostico e terapeutico. I Mems che analizzano il Dna, per esempio, eseguono una diagnosi precisa, a basso costo e in tempi ultrarapidi degli agenti patogeni e discriminano subito una banale influenza da una più pericolosa H1N1. Le micropompe per l'insulina indossate da diabetici e nascoste in un normale cerotto cutaneo permettono una terapia personalizzata e aumentano di molto la qualità della vita. Si potrebbe andare avanti all'infinito: sistemi di monitoraggio indossabili, collegati remotamente (wireless) a una centrale medica che misurano con continuità i parametri vitali di pazienti cronici durante la loro vita quotidiana; lenti a contatto intelligenti che utilizzano un chip per segnalare un glaucoma incipiente…

Il mercato è potenzialmente enorme. La spesa sanitaria nei Paesi industrializzati continua a crescere a causa dell'invecchiamento della popolazione e della diffusione delle “malattie del benessere” come il diabete. Ed è forte la spinta, nel mondo occidentale, per una energica riduzione dei costi aumentando però il livello di servizio: un paradosso che può essere risolto solo dall'elettronica. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, c'è la necessità di sopperire a infrastrutture precarie o inesistenti: anche qui la microelettronica dà una grossa mano.

I chip per questo tipo di applicazioni cresceranno a un tasso composto medio pari almeno al 10% all'anno, nel prossimo futuro: c'è chi dice che questa previsione sia largamente conservativa. Insomma, è certamente un settore da tenere d'occhio. Soprattutto perché in Italia abbiamo punte di eccellenza a livello mondiale. Da noi lavorano i massimi esperti mondiali di nanomedicina e di elettronica associata alla biologia molecolare. Da noi si sono sviluppati i chip più avanzati per l'analisi del Dna.

L'Italia eccelle nello studio per la realizzazione di “microrobot” grandi quanto una pillola, o poco più, da ingerire e pronti a eseguire interventi terapeutici “dall'interno”. Ma l'elettronica può trovare ampi spazi nella medicina, anche senza arrivare ai confini più spinti della tecnologia. Con strumenti di monitoraggio sempre più piccoli, che consumano poco e possono essere indossati discretamente. Il connubio tra chip e salute può aprire la strada a interessanti opportunità di business. Anche per questo stiamo pensando di organizzare un convegno dedicato all'argomento… ma forse è ancora un po' presto per parlarne.

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