L’editoriale di Gennaio 2013

Lo si sapeva da tempo. Che la partecipazione (azionaria, e non solo) in ST-Ericsson non avesse raggiunto i successi sperati e, anzi, fosse un grosso problema per i conti di STMicroelectronics era un fatto noto. Così nessuno è rimasto sorpreso quando Carlo Bozotti, President & Ceo di ST, ha comunicato la decisione di uscire completamente da ST-Ericsson. La "nuova" ST, senza più il peso di ST-Ericsson, sarà più snella, più focalizzata. E avrà l'obiettivo di realizzare rapidamente margini operativi intorno al 10 per cento. Bozotti sta guidando la società fuori dalla palude del mercato della telefonia wireless, che risente di un legame troppo stretto (mortale?) con Nokia. Cosa resterà di ST-Ericsson per ora non è dato di sapere. Chiusa? Sembra improbabile. Smembrata e venduta a pezzi? Ci potrebbero essere acquirenti interessati, soprattutto se le condizioni economiche dell'operazione sono attraenti. Riacquistata in toto da Ericsson? Può darsi, ma forse solo dopo un'energica cura dimagrante. Maggiori dettagli saranno comunicati nel secondo trimestre del 2013.

Chiarissima invece la strategia per la nuova ST. Cinque aree di prodotto sotto i riflettori: Mems e sensori, potenza intelligente, automotive, microcontrollori e processori applicativi, includendo anche l'elettronica di consumo digitale. Ottime notizie per l'Italia. Già, perché la grande maggioranza dei prodotti su cui punta la società per il suo rilancio nasce nei laboratori e nelle fabbriche in provincia di Milano e Catania. L'asse siculo-lombardo ha saputo creare innovazione e dare vita a prodotti industriali che hanno conquistato grosse fette di mercato. L'esempio dei giroscopi Mems, utilizzati nei telefonini dei più grossi produttori mondiali, è spesso citato. Ma ci sono anche prodotti per la gestione della potenza nell'illuminotecnica, dispositivi di potenza intelligente per l'auto, soluzioni compatte per navigatori di bordo. Tutti (o quasi) frutto della creatività italiana. E la ST teorizza l'importanza che la produzione (per lo meno quella ad alta tecnologia) deve sì essere efficiente e competitiva, ma non deve essere ubicata troppo distante dai laboratori. Quindi deve rimanere in Italia. In Estremo Oriente si fabbricano componenti maturi, meno complessi, a minor valore aggiunto.

Insomma, l'Italia esce bene dalla rifocalizzazione strategica annunciata da Bozotti. È il risultato anche dell'ingegno di persone brillanti che in ST, nonostante tutte le difficoltà, hanno saputo continuare a sfornare i prodotti innovativi necessari per aprire nuovi spazi di mercato. Tanti nomi, tutti italiani.
Quale sarà il successo della nuova strategia di ST? Vedremo, nel tempo. Le borse hanno accolto molto bene l'annuncio, facendo schizzare la quotazione verso l'alto. E questo è già un buon segno.

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