L’editoriale di Gennaio 2012

Puntuali come a ogni inizio di anno, le società di ricerca stanno sfornando i primi consuntivi sul 2011. Secondo IC Insights, il mercato globale dei semiconduttori ha superato quota 321 miliardi di dollari.
Saldamente in tesa, tanto per cambiare, Intel con oltre 50 miliardi di dollari di fatturato. E l'anno scorso aveva superato di poco i 40 miliardi: un bel balzo in avanti! Buona anche la progressione di Samsung, che conferma la seconda posizione in classifica con un volume di vendite di quasi 35 miliardi. Immenso il distacco che separa le due capolista dalla terza classificata: Toshiba infatti raggiunge “solo” un fatturato totale annuo di 13,5 miliardi, seguita da Renesas con 11,3 miliardi. Poi, praticamente a pari merito, ST, Qualcomm e Hynix. La “top ten” del mondo dei semiconduttori si chiude con i nomi di Micron e Broadcom.
Molte le considerazioni da fare: innanzitutto IC Insights, nelle sue valutazioni, tiene conto solo delle società che vendono chip sul mercato. Non considera le cosiddette “fonderie”, cioè le fabbriche che producono silicio in subappalto, per conto di altri produttori. Tra le fonderie spicca TSMC: un gigante taiwanese che con il suo fatturato di 14,7 miliardi di dollari raggiungerebbe agevolmente il terzo posto in classifica.

È interessante analizzare l'evoluzione del mercato dei chip negli ultimi 25 anni. Nel 1985 il mercato totale valeva solo 23,3 miliardi di dollari: protagonista indiscussa era una giapponese, Nec con 2,1 miliardi di fatturato, tallonata da Texas Instruments con 1,8 miliardi. Intel era solo in nona posizione. Samsung e le società coreane in genere non comparivano neppure nell'elenco. Quindici anni dopo, nel 2000 e con un mercato che globalmente vale circa 219 miliardi, Intel è già saldamente in testa con 30 miliardi circa. In classifica svettano però ben tre società di matrice europea: ST, Infineon e Philips.

Oggi l'Europa è rappresentata da un solo giocatore, ST, con qualche problemino da risolvere.
La grande novità rispetto al passato, però, è un'altra: oltre allo strapotere di TSMC, la presenza di ben due società fabless, cioè che non dispongono di fabbriche proprie. Qualcomm e Broadcom infatti hanno scelto di puntare le proprie carte su un settore specifico (le comunicazioni) occupandosi solo di definire le architetture e progettare i chip: delegando a fabbriche esterne la produzione del silicio.
Il mondo è cambiato molto in questi 25 anni. Solo tre le aziende che ce l'hanno fatta a rimanere sempre sul palcoscenico, sotto le luci dei riflettori: Intel, Texas Instruments e Toshiba: sarà stata lungimiranza strategica o solo una buona dose di fortuna?

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