L’editoriale di Febbraio 2012

Sono (quasi) tutti d'accordo. Il mercato mondiale dei chip quest'anno dovrebbe aumentare. C'è chi parla di un misero 2%, chi invece si sbilancia a immaginare addirittura un 8%. Niente male, dopo un anno in cui anche madre natura ha contribuito a bloccare la crescita dell'elettronica mondiale, con il disastro in Giappone e le inondazioni in Tailandia.
Proprio perché all'orizzonte si intravvedono i primi segni di ripresa, i grandi affilano le armi per essere pronti a combattere. E questa volta la battaglia sarà cruenta. Basta guardare a pochi scarni, ma impressionanti, numeri. Intel e Samsung prevedono di investire in infrastrutture di ricerca e produzione rispettivamente 12,5 e 12,2 miliardi di dollari. Solo un altro combattente ha l'ardire di mettere sul piatto una cifra pallidamente paragonabile. La taiwanese Tsmc, con 6,0 miliardi. Intel, Samsung e Tsmc da sole si preparano a spendere in nuove fabbriche e laboratori la metà di quanto spenderà tutta l'industria dei semiconduttori nel 2012. Le tre società, complessivamente, hanno deciso di triplicare il valore degli investimenti rispetto al 2009.
Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare davvero. Samsung ha identificato alcuni filoni principali: i circuiti integrati logici, le memorie (soprattutto Flash NAND) e i processori applicativi usati nei tablet e negli smartphone, tra cui quelli di Apple. Intel ha messo in cantiere tre nuove fabbriche, già pronte per i più avanzati processi da 22 nm su fette di silicio da 450 mm. Inoltre sta puntando molte carte sui processori per i nuovi Ultrabook, potenti e leggerissimi oggetti del desiderio della prossima generazione di consumatori. Tsmc si prepara a diventare sempre di più la "fonderia" di fiducia di chiunque; pronta a vendere silicio a chi ne abbia bisogno.
E gli altri? Facile prevedere che avranno la vita sempre più difficile. O si sapranno ricavare una propria nicchia proteggendola con le unghie e con i denti, o saranno destinati a soccombere di fronte al predominio di chi ha le spalle grosse e ha dimostrato di voler aggredire con tanta determinazione il mercato. Il settore dei chip è destinato a una razionalizzazione ancora più spinta. Qualche problema all'orizzonte c'è, soprattutto per coloro che sono troppo grossi per essere super-specialisti, e contemporaneamente troppo piccoli per competere con i grandi. La via di uscita, per continuare a sopravvivere e prosperare, è quella di sempre. Serve una strategia chiara e focalizzata, capace di identificare con precisione i settori strategici di riferimento investendo in innovazione. Deve però essere accompagnata dalla volontà e capacità di eseguire in modo tempestivo e impeccabile i programmi stabiliti, senza ammettere deviazioni di alcun tipo. Gli investimenti rovesciati sul mercato dai tre giganti sono enormi e obbligano gli altri a non commettere neppure il più piccolo errore.

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