La dinamica dei prezzi delle materie prime preoccupa l’hi-tech

Fra la fine del 2009 e la prima metà del 2010 a livello internazionale, di pari passo con le prime indicazioni di ripresa dei livelli di attività industriali, sono emersi significativi segnali di rialzo nei prezzi delle materie impiegate nel processo produttivo. Si tratta di dinamiche rialziste che, come ha confermato un approfondimento statistico realizzato dal Servizio Centrale Studi Economici di Anie, la federazione che riunisce le imprese dell'elettrotecnica e dell'elettronica, hanno riguardato in primo luogo il prezzo del petrolio e derivati e si sono poi diffuse alla quasi totalità delle materie prime industriali, in particolare metalli (ferrosi e non ferrosi), riportando in molti casi le quotazioni ai livelli pre-crisi, con conseguenze negative sui margini aziendali già compromessi dalla crisi. Tali andamenti sono riconducibili alla repentina ripresa dell'attività industriale nei principali mercati, in particolare asiatici, che ha spinto nuovamente la domanda di input produttivi. Negli ultimi anni la domanda cinese ha assunto, in particolare, un ruolo di primo piano nel mercato delle materie prime. È questo il caso ad esempio del mercato dell'acciaio, in cui la Cina in pochi anni è divenuta primo mercato di sbocco, assorbendo la metà della produzione mondiale. A ciò si sono associati anche, in alcuni casi, fenomeni speculativi nei mercati finanziari.

Le tendenze rialziste potrebbero mantenersi anche in chiusura 2010: nella seconda parte dell'anno si prospettano ulteriori incrementi su rame (le previsioni parlano di valori superiori agli 8000 dollari) e materie plastiche. Con riferimento ai beni intermedi - fra cui si annoverano i componenti elettronici - si è assistito negli ultimi mesi a fenomeni di shortage, ossia di divario fra la domanda di componentistica da parte dei settori clienti a valle, impegnati nella ricostituzione dei magazzini dopo l'arresto del 2009, e l'offerta di beni da parte dei produttori. Il blocco delle linee produttive nel momento di apice della crisi ha limitato di fatto la capacità produttiva, che, per i tempi richiesti dal ciclo produttivo, non riesce oggi a rispondere alle richieste dei clienti manifatturieri (nell'automotive, nell'elettronica, ecc..).

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome