Il mestiere di innovare

Alla crisi finanziaria che attanaglia l’economia mondiale, National Instruments risponde con il suo ben noto spirito di intraprendenza e persino con un pizzico di visionaria saggezza. “Il modo migliore di anticipare il futuro è inventarlo”, ha dichiarato dal palco dell’NI Days 2012 il Regional Sales Manager Fabio Cortinovis nel corso del suo intervento di apertura. Parole molto efficaci per ricordare una volta di più la filosofia che da sempre ispira National Instruments, ovvero l’innovazione come scelta strategica. Lo stesso James Truchard, ormai per tutti amichevolmente Dottor T, cofondatore della società e ospite d’eccezione dell’appuntamento romano, appartiene a quella generazione di innovatori che negli ultimi decenni ha saputo - nel vero senso della parola - rivoluzionare il modo di lavorare di tecnici e ingegneri. Di quest’ultimi, schiere sempre più folte si sono progressivamente sempre più unite sotto il vessillo della progettazione grafica di sistemi. Lo stesso è avvenuto a Roma nel corso dell’NI Days 2012, come provano i numeri dell’evento.

Una piattaforma al servizio del progettista
Abbiamo circa 700 visitatori registrati, 20 sessioni, 30 espositori, un track specifico sulla robotica”, ha sottolineato Cortinovis. “Numeri che confermano la nostra capacità di creare interesse anche in una situazione generale di mercato davvero complessa”. In uno scenario di questo tipo, la missione di National Instruments è di alzare la nebbia che appesantisce il mercato. “Viviamo in un’epoca di incertezze”, ha proseguito Cortinovis, “ciò non aiuta le aziende a fare investimenti. Dobbiamo aiutarle a superare questo periodo, tornando all’etimologia della parola crisi, che significa scelta. È il momento di fare delle scelte, ricordandosi in fondo, come sosteneva Henry Ford, che gli aerei decollano sempre contro vento. National Instruments ha scelto da sempre la strada dell’innovazione, abbiamo raggiunto il miliardo di dollari di fatturato a livello mondiale e in ben otto Paesi diversi ci siamo posizionati nella classifica delle aziende in cui è più bello lavorare. Tra le nostre scelte, c’è anche il rispetto della persona e non il business fine a se stesso”.
È necessario perciò tornare all’economia reale. “In pochi mesi parole come bond, tripla A, spread ci sono persino diventate familiari”, ha osservato Cortinovis. “Come società abbiamo un grandissimo rispetto della necessità di generare reddito, e infatti è quello che facciamo, ma ci riusciamo senza mai dimenticare che le tecnologie sono al servizio dell’uomo. Per noi ciò si traduce nel fornire a ingegneri e progettisti una piattaforma scalabile, grazie alla quale diventa possibile affrontare la sfida più urgente di oggi: disporre di maggiore efficienza, pur con meno risorse”. Soltanto così sarà possibile affrontare un mondo sempre più complesso. “L’esempio è il telefonino”, ha sintetizzato Cortinovis, “fa tutto ed è diventato una appendice del nostro corpo”.

Il Graphical System Design
come grammatica universale

La piattaforma di National Instruments va proprio in questa direzione: è scalabile per adattarsi al presente e al futuro. “La filosofia del Graphical System Design è la stessa del Novum Organum di Francesco Bacone di quasi cinque secoli fa, essere la grammatica universale dei mercati più diversi”, ha concluso Cortinovis. Un esempio molto efficace di quanto detto da Cortinovis è rappresentata dalla scelta del Cern di Ginevra del software LabView e di hardware basato su piattaforma Pxi per realizzare un sistema di controllo del Large Hadron Collider (Lhc), il più grande acceleratore di particelle esistente al mondo. National Instruments ha contribuito con i suoi prodotti, hardware e software, anche allo sviluppo e al successo del lanciatore europeo Vega.
È in qualità di grammatica universale che la progettazione grafica di sistemi è in grado di rappresentare il jolly vincente per dominare la complessità e potere affrontare ogni sfida ingegneristica. “Il graphical system design”, ha sottolineato a sua volta Truchard nel suo attesissimo intervento, “fornisce una piattaforma per risolvere i problemi sia nel mondo classico della strumentazione di test e misura, sia nel settore embedded. L’obiettivo della progettazione grafica di sistemi è fare per il settore test e misura quello che il foglio elettronico ha fatto per le analisi finanziarie. Per l’embedded si tratta invece di produrre la rivoluzione che i pc hanno portato negli uffici”.
Per quanto riguarda le novità più immediate, è risultato particolarmente interessante l’intervento di Matteo Bambini. Il marketing manager di National Instruments ha evidenziato l’importante ruolo svolto dagli stessi utenti nello spingere LabView 2011 verso applicazioni mission critical. “Il concetto fondamentale è affidabilità”, ha rimarcato Bambini. “Per LabView 2011 è aumentata la base di beta user, ciononostante la segnalazione di bachi e problemi è diminuita del 30% rispetto alle versioni precedenti. Al tempo stesso, però, abbiamo anche aggiunto 140 nuove funzioni”.
Le regole della grammatica universale di National Instruments rispondono perciò al nome di innovazione, affidabilità, scalabilità, integrazione di strumenti esterni. “Tutto questo”, ha concluso Bambini, “significa ottimizzazione dei costi hardware, delle conoscenze e delle risorse”.

La robotica di domani
La robotica è la branca dell’ingegneria a maggior tasso di crescita. Non è certo un caso, quindi, che l’NI Days 2012 le ha strizzato l’occhio, tra le altre cose illustrando l’approccio alla robotica del Graphical System Design. Al riguardo, l’ospite di punta dell’evento è stato l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, diretto da Paolo Dario, che ha dato infatti in “prestito” all’NI Days 2012 due ricercatori di rilievo come Cecilia Laschi e Nicola Vitiello. Cecilia Laschi, Professore Associato di Bioingegneria Industriale e membro della commissione consultiva dell’ IEEE Robotics and Automation Society, è stata infatti ospite speciale della Keynote del mattino. Dal palco dell’NIDays 2012 e al termine della sessione plenaria, Laschi è intervenuta sulle principali opportunità e sfide tecnologiche della biorobotica. In particolare, si è concentrata sulle attività di ricerca svolte all’interno del suo gruppo di ricerca, come lo sviluppo di robot animaloidi utili allo studio di sistemi biologici complessi e alla sperimentazione di nuove forme di robotica di servizio, come robot marini dedicati all’esplorazione subacquea e al salvataggio di vite disperse in mare.
Nicola Vitiello, ricercatore dell’Istituto di Biorobotica impegnato sul fronte dell’interazione meccanica tra uomo e robot, ha invece presentato i risultati finora ottenuti nello sviluppo di ‘robot indossabili’ in grado di supportare e riabilitare un paziente, rimpiazzandone eventuali funzionalità motorie andate perdute ma necessarie all’esecuzione di azioni del vivere quotidiano, quali camminare, manipolare oggetti e sollevare carichi. Applicazioni di robotica indossabile simili aprono scenari di grande interesse medico e sociale, specialmente se associate a problematiche largamente diffuse quali il graduale invecchiamento della popolazione o il trattamento di disabilità congenite, da malattia o post-traumatiche temporanee o permanenti.

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