Esperienze elettroniche avanzate

La recente nomina di Pierluigi Biondi a presidente dell'Associazione Nazionale Componenti Elettronici aderente a Federazione ANIE cade in un momento importante per il mercato dell'elettronica in Italia. I dati di fatturato del comparto segnano infatti numeri incoraggianti considerando i primi trimestri dell'anno. Abbiamo colto l'occasione di un incontro presso i laboratori di Ricerca & Sviluppo della divisione Infotaiment & Telematics di Magneti Marelli, a due passi da quello splendido gioiello che è la Reggia di Venaria Reale, per fare quattro chiacchiere con chi vive da una vita nel mondo dell'elettronica ed ha contribuito agli sviluppi dell'elettronica dell'auto fin dalle prime applicazioni . Ne è emerso un quadro interessante del nostro mondo, visto attraverso gli occhi di chi - come Biondi - vanta un'esperienza pluridecennale nel settore.

Veniamo da un momento difficile per il mercato. Secondo lei il momento di difficoltà è ormai superato, oppure dobbiamo ancora preoccuparci?
In questo momento direi che la percezione più evidente sia quella che sia finita la caduta libera, ma che la crisi - in realtà - non sia per nulla chiusa. Sembra che da qualche mese il mercato si sia attestato su un nuovo equilibrio, su una serie di nuovi atteggiamenti da parte degli operatori che ci fanno capire che nulla è più come prima del 2009. Siamo ormai in vista di un nuovo modo di condurre il mercato, c'è un nuovo approccio nella lettura dei consuntivi economici e - soprattutto - nella previsione del futuro. Gli operatori del mercato si trovano oggi di fronte alla vera presa di coscienza degli effetti della globalizzazione, mentre il mercato nel suo complesso sembra essere caratterizzato da una fragilità sconosciuta nel passato.

Cosa intende con ciò?
Vede, le dinamiche del mercato sono fortemente cambiate durante i mesi difficili della recessione. La fragilità di cui parlavo la si riscontra sia nel bene che nel male, nel senso che l'ottimismo legato alle rapide reazioni del mercato (si vedano ad esempio gli entusiasmi del pubblico per i prodotti consumer presentati di recente sul mercato) fanno da contraltare a improvvisi e imprevedibili crolli della domanda. Per tornare a quanto lei chiedeva poco fa, credo che i primi mesi dell'anno prossimo saranno nuovamente mesi di rallentamento, forse non proprio di crisi, ma senz'altro di assestamento su valori che non sono quelli “anomali”, ancorché entusiasmanti, che abbiamo vissuto nel corso del 2010.

Quali sono i consigli che si sentirebbe di dare a chi opera nel settore dell'elettronica in vista dei mesi a venire e quali sono i settori che lei reputa strategici in questo momento di ripartenza del mercato?
E' difficile dare consigli a chi opera in un settore in così rapido sviluppo come quello dell'elettronica. Certamente esiste al momento una necessità impellente che è quella di rendere il legame cliente-fornitore quanto più flessibile e rapido possibile. Mi spiego meglio: l'ottimizzazione della supply-chain è essenziale per esaudire richieste che sono in costante crescita e per frenare o limitare danni derivanti da eventuali impennate e/o depressioni del mercato. Altro aspetto importante è quello della concentrazione degli sforzi innovativi verso direzioni concordate, che devono coincidere con le aree di investimento.Per quello che riguarda i settori strategici, direi che Automotive e Infrastrutture siano i due settori che maggiormente hanno possibilità di crescita in questo momento in Europa.

E il settore industriale?
Se c'è un comparto che ha lavorato bene negli ultimi mesi, questo è proprio quello industriale, Si tratta del contenitore che raccoglie principalmente la media industria italiana. Per questo settore il 2009 è stato un periodo di traghettamento, in cui tutti hanno pensato a come reagire. E la reazione sono stati principalmente gli investimenti. In questo comparto ho notato che, in questi ultimi mesi, c'è stato un grande fermento nella costruzione di macchinari per la produzione e - in generale - di attrezzature, siano esse macchine per la lavorazione della plastica, sistemi per l'assemblaggio o altro. Certo, la tendenza del settore industriale è quella di spingersi in modo sempre più deciso verso l'automazione dei processi, ma questa è una tendenza che è da tempo in corso, soprattutto nel comparto verticale dei circuiti stampati.

Insomma, una lunga esperienza di manager e una presidenza importante come quella dell'Associazione Nazionale Componenti Elettronici di ANIE le permettono di vedere il futuro da una prospettiva privilegiata. Possiamo sapere secondo lei come il comparto dovrà affrontare il prossimo futuro?
Per parlare del futuro del settore elettronico in Italia bisogna chiarire quale sia la situazione del comparto nel momento attuale ed è questo un problema complesso, che difficilmente potrebbe essere chiarito in due parole. Tuttavia, ricorrendo a una metafora potrei forse far capire quale sia la generale situazione del momento: lei immagini la differenza che c'è fra la facilità con cui un seme attecchisce in una lussureggiante foresta tropicale e la difficoltà con cui l'ortolano cerca di far germogliare un seme in un piccolo orto privato. Questa è a grandi linee la situazione del nostro comparto dopo il calo graduale della grande industria. Secondo la mia prospettiva di visione, il futuro potrà essere affrontato solo tenendo conto del mondo in cui viviamo, che è dominato da un'economia globale. Solo l'unione, il gruppo, il consorzio permetteranno dunque la sopravvivenza in una situazione di questo tipo, dove le grandi aziende lavoreranno per creare la filiera, mentre le medie e piccole realtà troveranno insieme nuovi modi per affrontare i mercati in cambiamento. L'idea del consorzio, dell'associazione nasce in me proprio da una convinzione di questo tipo.

Come presidente dell'Associazione Nazionale Componenti Elettronici di ANIE, qual è dunque il progetto principale che lei e il gruppo che presiede avete intenzione di perseguire nel corso dei prossimi mesi?
Certamente quello che ho appena illustrato, cioè trovare il modo di coprire quella grave lacuna che si è venuta a creare in Italia dopo la flessione della grande azienda creando il terreno comune su cui aziende e realtà imprenditoriali possano incontrarsi e magari allearsi per affrontare i grandi mercati globali. Questo non è solo un bene che può contribuire alla crescita e allo sviluppo aziendale e del Paese, ma è un elemento prezioso che permetterà alle nuove generazioni di trovare l'entusiasmo che solo un grande gruppo, un grande consorzio, una vasta struttura produttiva possono assicurare.

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