L'industria dell'automotive si trova oggi in un difficile stato di crisi, che ha iniziato a diffondersi negli Stati Uniti e si è poi estesa a mercati quali quello giapponese e quello dell'Europa occidentale; la contrazione nelle vendite - conseguenza della crisi finanziaria e del credito - ha generato una condizione di generale eccedenza nella produzione. Tuttavia, la crescente domanda di sistemi di sicurezza e di dispositivi per l'intrattenimento, e la necessità di incrementare l'efficienza nei consumi di carburante, richiedono sempre più alti livelli di integrazione nei componenti e maggior contenuto di silicio, sebbene spesso in spazi più ridotti. Inoltre, la consapevolezza della necessità di una ristrutturazione - emersa in questa situazione - potrebbe portare, a lungo termine, grandi benefici: la crisi genera paura, e la paura spinge al cambiamento.
A livello mondiale, il settore dei chip per l'automotive - di cui il 29% è costituito dagli analogici e il 24% dai microcontrollori - ha totalizzato poco più di 20 miliardi di dollari nel 2008, e per l'anno in corso Databeans ha stimato una contrazione del mercato pari al 25%. Il ritorno ai livelli dell'anno scorso potrà avvenire solo nel 2012, mentre nel 2014 - secondo un Cagr dell'8,5% - si dovrebbero infine raggiungere i 22,7 miliardi. I segmenti che seguiranno uno sviluppo più rapido saranno quelli dei dispositivi optoelettronici, dei sensori, dei componenti logici e dei processori.