Corsia di sorpasso per l’elettronica tedesca

La politica economica della Germania è completamente sbagliata poiché esporta troppo“. “Per favorire la ripresa della sua economia la Germania dovrebbe aumentare la spesa pubblica, anche a costo di incrementare sostanzialmente il proprio deficit”. Queste affermazioni sembrano, al più, solo ricordi lontani di frasi dette da un Mr. Nobody e invece la prima è la critica che il ministro dell’economia francese Christine Lagarde muoveva alla principale economia europea soltanto pochi mesi fa (in marzo), accusando la Germania di vivere del proprio export grazie al dumping dei salari invece di forzare i consumi nazionali riducendo le tasse.
La seconda dichiarazione è di Paul Krugman, docente all’università di Princeton, premio Nobel per l’economia nonché consigliere del presidente statunitense Barack Obama. Egli, in ultima analisi, sosteneva che l’unico modo di favorire lo sviluppo dell’economia tedesca era di fare esattamente l’opposto di ciò che stava facendo il governo germanico. E questo non l’ha affermato anni fa, bensì verso la metà del giugno scorso. Egli allora aveva anche denigrato i programmi dell’Ue (fortemente voluti dalla Germania), volti a ridurre la spesa pubblica, definendoli quali appartenenti a un “mondo nato dalla fantasia”. Ma c’è di più: Krugmann  osò addirittura definire Axel Weber, presidente della Bundesbank, e potenziale successore di Trichet in qualità di direttore della Bce, un “rischio per il destino dell’euro”. Tutto questo non ha però indotto né il governo federale né la Bundesbank a cambiare la propria politica economica, fiscale e monetaria di un epsilon, con il risultato che, a distanza di neanche quattro mesi, sia il Fmi (che in marzo aveva anch’esso criticato la politica economica tedesca) sia gli stati più industrializzati hanno lodato la Germania, a Washington, additandola a mo’ di esempio per molte altre economie mondiali che ancora si trovano in grave difficoltà. E tutto ciò non senza buone ragioni, visti i dati forniti dell’economia tedesca che, anche ad agosto, ha ottenuto risultati invidiabili. La produzione industriale, infatti, è cresciuta rispetto a luglio dell’1,7%, mentre l’export, sebbene sia diminuito su base mensile dello 0,4%, è risultato superiore del 26,7% al dato di dodici mesi prima (e questo nonostante che agosto sia un mese tradizionalmente debole per l’esportazione tedesca). Ma il dato migliore è stato quello relativo agli ordini che sono cresciuti del 3,5% su base mensile. Completano la serie di notizie positive sia il fatturato dei commercianti al dettaglio (+2,2% reale su base annua) sia il grado di utilizzo degli impianti di produzione che, dal 79,9% del secondo trimestre, è passato all’82,7% nel terzo. Come se tutto ciò non bastasse, ulteriori dati positivi sono stati forniti dai “principali istituti di analisi economiche” (otto in tutto) che nella loro consueta perizia autunnale – sulla quale si basa il governo per definire la propria politica economico-fiscale – prevedono per quest’anno una crescita del pil pari al 3,5% e un deficit del 3,8%. Un tale aumento del pil non era mai più stato registrato dal 1991. Per il 2011 detti istituti pronosticano un +2,0% per il pil e un deficit pari al 2,7%, quindi in regola con il limite fissato a Maastricht. Essi inoltre prevedono un numero medio di disoccupati inferiore ai 3 mln. (con una riduzione di ca. 300.000 unità), il che costituirebbe il risultato migliore ottenuto dalla riunificazione (1990). Un importante effetto macroeconomico di tale calo della disoccupazione sarebbe la crescita dei consumi nazionali, tanto auspicata dalla Lagarde, ma raggiunta senza aumentare il deficit. Alla luce di questi risultati non sorprende che la Germania, nello spazio di pochi mesi, sia stata “promossa a primo della classe”, mentre in primavera veniva da molti ancora considerata “l’ultimo della classe”. Ma l’aspetto forse più importante, risultante dai fatti citati, è che la politica economica della Germania si è rivelata corretta, mentre i paesi cui appartengono i succitati illustri critici se la stanno passando molto peggio della Germania. Coerente con la propria politica di riduzione della spesa pubblica, il governo federale non intende modificare i suoi progetti di risparmio nemmeno ora che l’andamento dei conti pubblici fa prevedere un saldo negativo sensibilmente inferiore a quello previsto all’inizio dell’anno per il ’10. E questo è senz’altro positivo, giacché fa sperare che sia finalmente possibile, a medio termine, invertire la tendenza nell’andamento del debito pubblico che, quasi ininterrottamente, da decenni è caratterizzato da continui aumenti. Questo è auspicabile anche poiché ciò renderebbe disponibili fondi con cui incrementare sensibilmente gli investimenti produttivi.

La Zvei rivede al rialzo le proprie previsioni
L’industria elettronica germanica non è da meno, visto che sta riguadagnando le posizioni perdute nel 2009 a passi da gigante. Ad agosto, infatti, gli ordinativi hanno superato del 27,4% il dato dell’agosto 2009, con +21% per le commesse nazionali e +34% per quelle dall’estero, confermando così anche la tenuta dell’esportazione che, da gennaio, si sta muovendo ininterrottamente su valori decisamente superiori a quelli registrati 12 mesi prima. Nel periodo gennaio - luglio, infatti, le esportazioni sono state pari a 78,6 mld. di € (+21,5% su base annua). Ed anche il fatturato in agosto (13,6 mld. di €) risulta in forte crescita tendenziale: +22,7%. Nei primi otto mesi dell’anno esso è stato pari a 106,6 mld. di €, con un incremento medio annuo del 15,4%. Completa la terna di risultati eccezionali la produzione che registra ad agosto un aumento reale del 20,3% tendenziale. Tutti questi risultati positivi l’industria elettrica tedesca non li ottiene certo per caso. Così, ad esempio, oltre alla tradizionale qualità, innovazione ed affidabilità dei suoi prodotti essa nel 2009 ha giustamente reagito in controtendenza aumentando la quota dei propri investimenti in attività di marketing. Alla luce di questi fatti non sorprende che la Zvei, in ottobre, abbia corretto la propria previsione inerente al fatturato complessivo del 2010: ora essa pronostica 160 mld. di € (come noi avevamo già previsto nel numero di ottobre). Ma anche le prospettive per il 2011 sono più che consolanti dato che, se non intervengono nuove crisi dell’economia mondiale, un’ulteriore crescita sia dell’economia tedesca sia dell’industria elettrica può considerarsi cosa certa.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome