Un nuovo studio Anie sottolinea con forza il ruolo chiave dell’elettrotecnica e dell’elettronica per la competitività industriale dell’Italia e dell’Europa. Presentato da Anie Confindustria insieme a The European House – Ambrosetti e Intesa Sanpaolo, il report delinea scenari strategici e proposte concrete per rilanciare l’industria europea nell’era della transizione digitale ed ecologica.
Studio Anie: elettrotecnica ed elettronica trainano il sistema industriale europeo
Il documento si inserisce nel solco delle raccomandazioni del Rapporto Draghi e del Competitiveness Compass della Commissione Europea, superando la logica meramente regolatoria per abbracciare una visione industriale proattiva. A emergere è la centralità delle tecnologie rappresentate da Anie, fondamentali per quattro filiere chiave del Paese – Energia, Building, Industria e Infrastrutture – che generano oltre 1.100 miliardi di euro, pari a oltre il 56% del PIL italiano.
Nel 2023, il sistema Anie ha superato per la prima volta i 100 miliardi di euro di fatturato. E nel 2024, nonostante le turbolenze economiche, la produzione industriale del settore tecnologico ha registrato un +2,2%, contro il -3,7% della media manifatturiera italiana.
Le imprese dell’ecosistema Anie mostrano una struttura solida: crescita del fatturato del 40% tra 2019 e 2023, produttività per addetto quasi doppia rispetto alla media nazionale, EBITDA margin del 10%, forte orientamento all’export e alla sostenibilità. Il 33,8% ha depositato brevetti, mentre il 40% è certificato su criteri ambientali.
Il contributo delle tecnologie Anie per l’industria del futuro
Lo studio Anie individua tre pilastri strategici per assicurare la sovranità tecnologica europea: capitale umano, innovazione e resilienza della supply chain.
Il mismatch tra domanda e offerta di competenze rappresenta un freno alla twin transition. Il 70% delle imprese Anie ha subito ritardi nei progetti a causa della carenza di tecnici qualificati. Solo il 49% degli italiani possiede competenze digitali di base. Serve quindi un forte rilancio della formazione tecnica, con più ITS, upskilling e partnership pubblico-private.
Sul fronte dell’innovazione, il settore Anie investe in R&S circa il 4% del fatturato, ben sopra la media nazionale. Ma l’Italia spende ancora solo l’1,3% del PIL in ricerca, contro il 2% della media UE. Costruire un ecosistema dell’innovazione con incentivi strutturati, network impresa-università e trasferimento tecnologico è una priorità.
Infine, la tenuta delle catene di fornitura: oltre il 55% delle imprese ha registrato difficoltà nell’approvvigionamento di componenti e materie prime strategiche. Lo studio raccomanda politiche per la localizzazione delle produzioni, il riciclo dei materiali critici e il rafforzamento delle partnership internazionali.
Il settore elettrotecnico ed elettronico risulta anche determinante per gli obiettivi climatici dell’UE: l’86% della riduzione di CO₂ al 2030 dipende da tecnologie sviluppate da questa filiera.
Il messaggio dello studio Anie è chiaro: la competitività futura si gioca sull’innovazione, sulla formazione e su una filiera tecnologica resiliente. Elettrotecnica ed elettronica non sono solo settori industriali, ma infrastrutture strategiche per l’autonomia e la leadership industriale dell’Europa.



