Qualche “pillola” per salvare il pianeta: la Transizione Ecologica

Elettronica avanzata, Digital twin, biomimetica, nanotecnologie: la sfida ecologica sarà vinta grazie a lungimiranti azioni politiche concordate e armonizzate fra popoli diversi, nonché grazie a un mix di tecnologie, dalla progettazione alla produzione, valorizzando i concetti di riciclo e di riuso, insieme ai principi della biomimetica.

Abbiamo dieci anni per salvare il pianeta ed evitare la catastrofe climatica. L’allarme lanciato dagli scienziati (dello IPCC - ONU) ha tuttavia trovato debole riscontro nel corso del recente G20, dove i paesi hanno ribadito la volontà di limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, confermando semplicemente quanto l’accordo di Parigi sul clima aveva già affermato sei anni fa. Eppure il punto di non ritorno, inteso come momento in cui tutte le specie viventi sulla Terra entreranno in una fase di decadimento totale, senza possibilità di ripresa, è dietro l’angolo, se si continuerà come negli ultimi anni, cioè “business as usual” .

Ecco perché urge una spinta decisa, da parte di legislatori e autorità, nella direzione della sostenibilità ambientale. Per evitare il disastro finale occorre agire subito, adottando rapidamente le contromisure necessarie per risalire la ripida china, nella consapevolezza che il cambiamento climatico è un fenomeno complesso e di lungo respiro: i risultati delle buone politiche ambientali di oggi saranno visti e percepiti, se non da noi, sicuramente dai nostri figli e nipoti, migliore esempio possibile di solidarietà intergenerazionale.

Proprio per questo motivo, però, il mondo ha bisogno di statisti lungimiranti, capaci di ragionare su scale temporali ampie, anziché politici concentrati sulle scadenze elettorali, più o meno imminenti, allo scopo di conseguire un consenso immediato, consenso che, per sua natura, è shiacciato sul presente e non sufficientemente proiettato verso il futuro.

Le transizioni

A dire il vero, recentemente qualcosa in questa direzione si è finalmente mosso. Oggi, infatti, lo stesso legislatore italiano parla di transizione ecologica – tema a cui ha dedicato un ministero – intendendo, per “transizione”, un processo di innovazione fortemente accelerato, dal ritmo inusuale e ben diverso dal più consueto gradualismo del concetto di evoluzione.

Peraltro, le questioni aperte sono diverse, come segnalano da tempo le Nazioni Unite, tutte interconnesse e in equilibrio reciproco: dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento dei mari, dalle emissioni di CO2 alla tutela della biodiversità, dallo sfruttamento delle fonti energetiche, al riutilizzo di sotto-insiemi e all’utilizzo dei materiali di scarto, con il clima a svolgere il ruolo di indicatore più generale e complessivo dello stato di salute dell’intero pianeta.

Ecco perché, al fine di ripristinare una condizione ambientale pienamente favorevole alla vita, l’umanità deve immaginare un lungo cammino, investendo uno straordinario impegno nel suo passo, per esempio nella transizione digitale o in quella energetica.

In questo modo, implementando con eccezionale rapidità ed energia nuove politiche “green” per ricreare un ambiente sempre più sostenibile, si potrà guadagnare tempo: il limite di dieci anni, per evitare il disastro irreparabile, si potrà ragionevolmente spostare a undici, e poi magari a dodici, con risultati compiutamente positivi attesi nelle prossime generazioni.

Le tre “E”

D’altra parte, per riuscirvi, abbiamo già a disposizione la guida di una importante bussola, fornita da una commissione dell’Onu: conosciuta anche come “Our Common Future”, si tratta del rapporto Brundtland (1987), dal nome dell’allora premier norvegese socialista Gro Harlem Brundtland, tenace madre di quattro figli, capace di mettere d’accordo i leader di 50 paesi su un programma comune di sostenibilità.

Si tratta del famoso rapporto delle tre “E”: “Environment” (Ambiente), poiché sottolinea la necessità assoluta di proteggere l’ambiente; “Equity” (Equità), poiché animato dai valori di equità sociale, al fine di rendere l’economia sostenibile uno strumento per migliorare la condizione di vita di tutte le persone; infine “Economy” (Economia), intendendo che un prodotto “bio” deve costare come gli altri, non di più, per ottenere un effetto reale sull’ambiente e sul benessere dell’intera umanità.

Pertanto, secondo questa Commissione, qualunque sforzo, per ottenere successo nel supportare una “crescita sostenibile”, deve contemporaneamente soddisfare le richieste delle tre ” E”, come descritte nel Rapporto Brundtland.

Che fare?

Sin da subito va “aggredita” la condizione “business as usual”: è necessario studiare un “modello di business” diverso da quello oggi prevalente: il neo liberismo o capitalismo avanzato. Sotto questo modello si nasconde la “crescita”: infatti questo modello prevede che “crescita” significhi che i consumi debbano sempre crescere nel tempo. Questa continua crescita di “ricchezza” è in contrasto con la rapida crescita della popolazione mondiale e con i limiti di materie prime sul pianeta. Sarà opportuno, almeno, agire in modo funzionale, per esempio con la creazione di prodotti “amici dell’ambiente”: una condizione base affinchè la tecnologia diventi una leva per arrivare ad un “mondo sostenibile”: cioè per mantenere il mondo in una condizione di “non-crisi” ecologica.

Dunque la prima mossa riguarderà le strategie per una politica adeguata che tenga conto anche dell’area di provenienza di una comunità, quindi che consideri anche la geopolitica, in generale.

Poi ci saranno i percorsi tecnologici da sviluppare, per esempio le strategie Digital twins, quelle dell’elettronica avanzata, della biodinamica, delle nanotecnologie. Queste strategie possibili rappresentano solo alcuni esempi delle opportunità offerte per ripensare i prodotti, valutando fin dalla loro progettazione (memo: tecnologie digitali) gli aspetti di eco-compatibilità e quelli energetici, nonchè le possibilità di riutilizzo di insiemi di prodotti e di riciclo di materie prime.

Per esempio, il classico telefonino, notevolmente inquinante a causa delle sostanze che lo compongono (a livello di rifiuti, esse possono diventare decisamente tossiche per l’uomo e per l’ambiente in generale), nell’arco di dieci anni andrà modificato completamente, rivoluzionando in direzione “green” tutte le tecnologie necessarie per fabbricarlo, così come i materiali che lo costituiranno. Naturalmente, garantendo le medesime prestazioni. Si tratta di uno strumento divenuto indispensabile nel mondo occidentale, cioè in un settore importante (nota: riferendosi ad una divisione del mondo in vari settori - di uguale importanza - di popolazione, in base a radici etniche e culturali, a sedi geografiche e a necessità vitali). Lo stesso vale per le videocamere e, in generale, per tutta l’elettronica applicata, estremamente diffusa e ora più che mai da ripensare, in tempi rapidissimi, dalla progettazione alla produzione e, decisamente, fino all’utilizzo.

Sotto questo profilo, si attende un enorme contributo anche da parte del Digital twin e delle nanotecnologie, che diventano importanti per il tema della sostenibilità, rendendo più efficace, efficiente ed economica una impresa, in linea con il rispetto delle tre “E” sopra citate. Per esempio il Digital twin (creazione di un gemello digitale di un impianto o di un prodotto prima della sua realizzazione), diventa importante già sotto il profilo ecologico. Infatti esso assicura risparmio di tempo, materiale ed energia. Una volta ottenuto lo stesso prodotto “digitale”, diviene possibile sperimentare modifiche anche importanti già in sede di progetto. Va notato, inoltre, il rapido sviluppo delle nanotecnologie (tecnologie su scale geometriche infinitamente piccole (odg miliardesimo di metro) in diversi domini, inclusi quelli biologici.

Fra le nuove “frontiere”, inoltre, si annuncia la biomimetica, disciplina che studia e imita i processi biologici della natura (effetto “cascata” per esempio), al fine di rendere massimamente efficienti le attività e le tecnologie dell’uomo, nel loro complesso. Un mentore della biomimetica è Gunter Pauli, l’autore del libro “Blu Economy 3.0”, che ha creato diverse aziende floride secondo i principi della biomimetica, confermandone ogni volta l’applicabilità, con chiari vantaggi, sotto diverse angolazioni. Per esempio anche sotto il profilo energetico, sotto il punto di vista sociale e, fra l’altro, sotto il profilo della “equity”.

Verso la società 5.0

Si noti, avvisa la Commissione europea, UE, che quanto abbiamo raccontato finora diventa, a sua volta, anello di una catena più ampia, in quanto questi temi acquisiscono pieno significato soltanto collegando la vita industriale di una comunità con quella sociale.

La stessa Impresa 4.0, la ”smart factory“ o fabbrica intelligente del futuro, realizzerà in modo sostenibile prodotti e servizi ecologici necessari per il benessere delle popolazioni (vedasi diffusione di sanità e di istruzione), completandosi con esse e creando tutte insieme quel circolo virtuoso che costituirà le fondamenta della società 5.0, digitalizzata e “green”.

Emerge qui il tema della funzione sociale delle aziende, riattualizzando a beneficio di un numero maggiore di imprenditori lo storico esempio di Adriano Olivetti. Se il futuro è una sfida, l’Italia ha la forza della sua storia per affrontarla, insieme al supporto delle nuove tecnologie.

In seguito, verranno presentati rapporti brevi sui rapidi percorsi e sulle nuove tecnologie necessarie, nonchè sui loro mix, per realizzare le attuali transizioni. Cioe rapporti in "pillole" sui fattori che plausibilmente influenzeranno lo sviluppo “esplosivo” delle nostra societa’, per esempio guideranno anche la Transizione ecologica, la Transizione energetica, la Transizione Digitale et altera.

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