La rapida discesa dei prezzi per le batterie al litio dà nuovo slancio al settore dell’automobile elettrica, ma soprattutto al nascente mercato dello stoccaggio di energia.
Come dimostrato dagli ultimi incentivi a inizio giugno, andati esauriti nel giro di poche ore, la presunta diffidenza verso le automobili è una questione prevalentemente strumentale e a volte politica. Più realisticamente, il primo freno all’acquisto resta un prezzo ancora alla portata di pochi. Per questo, se non si vuole assestare un ulteriore colpo all’economia italiana, è importante investire nel settore o, almeno, non ostacolarlo.
Anche perché i segnali sono ormai ben chiari, anche in altre direzioni. Perfino l’accusa principale alle automobili elettriche, il prezzo delle batterie e tutto quanto vi ruota intorno nel ciclo di vita, è sempre più smentito dai fatti.
Ora, la recente ricerca IEA proprio sul costo delle batterie, ha segnalato con il passare dei mesi un calo sempre più rapido. Sull’arco più lungo degli ultimi quindici anni, da quando cioè l’impiego di batterie ha iniziato l’ascesa, si parla del 95%. Considerato quale elemento contribuente alla transizione guidata dalle energie rinnovabili, si tratta della migliore prestazione rispetto ad altri componenti come, per esempio, i pannelli fotovoltaici o i sistemi eolici.
Ioni di litio: cresce la domanda, cala il prezzo
Il discorso riguarda naturalmente prima di tutto le batterie agli ioni di lito. Se per i primi anni erano destinate quasi esclusivamente al mercato consumer, oggi la domanda dal settore energia è crescita fino a rappresentare addirittura il 90%.
Nel solo 2023, l’utilizzo nella gestione dell’energia è aumentato del 130% rispetto all’anno precedente, per arrivare a un totale di 42 GW in riserve distribuite per il mondo. Tali riserve vengono per buona parte utilizzate nel settore automotive, dove la vendita di autovetture è passata dai tre milioni del 2020 a oltre 14 milioni di fine 2023. Questa è una tendenza che viene indicata dagli analisti IEA al rialzo sicuramente almeno per tutto il 2024.
Uno degli aspetti interessanti è anche l’andamento per certi versi in controtendenza. Nonostante il crescere della domanda, i prezzi calano vistosamente, ciò grazie sicuramente a una maggiore distribuzione dei costi fissi e all’ammortamento degli impianti, ma probabilmente non solo. Secondo una recente analisi di BloombergNEF, nel 2013, i prezzi delle batterie al litio erano di 780 dollari per kWh, di cui oltre il 68% riconducibili al costo delle celle. Come capita spesso, però, quando si parla di tecnologia l’evoluzione ha fatto il proprio corso, i processi produttivi sono stati ottimizzati e l’allargamento del potenziale mercato ha innescato un circolo al ribasso. Attualmente, il nuovo minimo storico, presumibilmente destinato a non durare a lungo, è intorno ai 139 dollari per kWh.
Auto elettriche e storage i primi beneficiari
Entrando un po’ più nel dettaglio, si può distinguere tra i due utilizzi principali in esame. Attualmente, infatti, nel settore automotive i prezzi sono ancora più vantaggiosi, fino a 128 dollari per kWh. In qualità di applicazione più giovane, è ragionevole pensare come lo storage sia invece ancora sopra la media per quanto riguarda i costi del materiale.
Così come è altrettanto facile da prevedere, qualche differenza emerge anche sul piano locale. In Usa e in Europa, infatti, il costo medio è superiore a quello sostenuto in Cina, dove si parla di 126 dollari per kWh. Dalle nostre parti in particolare, si registrano tariffe superiori di circa il 20%, mentre Oltreoceano si parla di una via di mezzo, con una differenza dell’11%.
“Elettricità e trasporti sono i settori chiave per abbattere le emissioni e raggiungere gli obiettivi fissati dal COP28 di riuscire a contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 °C – afferma Fatih Birol, Executive Director di IEA –. Entrambe aree in cui le batterie svolgono un ruolo fondamentale per sfruttare al meglio le fonti di energia rinnovabili e favorire l’elettrificazione del trasporto”.
Considerazioni per certi versi scontate e prevedibili alla luce dei risultati presentati, dalle quali scaturisce però una valutazione decisamente più importante, anche sotto il tanto discusso profilo economico. “La combinazione di produzione di energia solare e batterie in India è già competitiva con le centrali a carbone – osserva Birol –. Nel giro di al massimo un paio di anni lo stesso succederà in Cina e negli USA per quanto riguarda invece le centrali a gas”.
La scossa del litio che fa bene all’economia
Questo è un segnale importante rivolto a chi invece continua a investire in modo sbilanciato in favore dei combustibili fossili, perdendo di fatto terreno in una sfida cruciale per ogni nazione. Certamente, la strada è ancora lunga. Lo stesso rapporto IEA mette l’attenzione sulla necessità di migliorare in modo importante lo stoccaggio dell’energia entro la fine del decennio. L’obiettivo è aumentare l’attuale capacità di sei volte, per arrivare al 2030 a coprire il 90% del fabbisogno e garantire la quota restante affidandosi solo all’idroelettrico.
Per riuscirci, nell’intervallo di tempo indicato, sarà necessario almeno triplicare l’attuale produzione di energia da fonti rinnovabili, affiancata naturalmente da adeguati sistemi di stoccaggio. In cifre, si parla di arrivare a una capacità di accumulo pari 1.500 GW, dei quali almeno 1.200 GW attraverso batterie.
Nonostante tutto, i risultati raggiunti non vengono considerati sufficienti. Il traguardo è raggiungibile solo con un ulteriore calo dei prezzi, senza però mettere in discussione qualità e affidabilità. Sarà quindi importante intervenire lungo l’intera filiera produttiva per metterla in sicurezza e per garantire quella dei prodotti finiti. Una strada sulla quale EU e USA sono state le prime a muoversi, nel tentativo anche di ridare slancio alla produzione interna, aumentando competitività e indipendenza.
La partita del litio in mano all’Australia
Il litio cambia mano. Al riguardo, sono interessanti i risultati di una ricerca della United States Geological sulla produzione del litio nel 2023. Spesso al centro dell’attenzione per le condizioni di lavoro nelle miniere dei Paesi più poveri da cui viene estratto, la maggiore quantità di questo materiale in realtà proviene dall’Australia, capace di estrarre 86mila tonnellate, il 46% della produzione mondiale, quasi il doppio delle 44mila prodotte dal Cile e le 33mila dalla Cina. Insieme, questi tre Stati coprono l’88% delle forniture globali.
A tutt’oggi il litio resta l’elemento principale per la produzione di batterie e una delle ragioni alla base del rapido calo nei costi è proprio un livello di estrazione cresciuto al punto da superare la domanda. Anche per questo, la produzione di batterie è praticamente triplicata negli ultimi tre anni. Un mercato al momento ancora in mano alla Cina, dove però i progetti avviati da USA e UE possono raggiungere una quota del 40% entro il 2030.
Più ancora della mobilità, dove le batterie sono ormai la regola, le prospettive di crescita maggiori arrivano proprio dallo stoccaggio di energia. La diminuzione dei costi e i relativi margini aiuteranno così ad assorbire almeno una parte dei problemi legati alla variabilità nella produzione da fotovoltaico ed eolico. Studiare attentamente anche la distribuzione dei punti di raccolta, permetterà di gestire meglio a livello la rete la stabilità anche in caso di picchi di domanda imprevisti.
Dal punto di vista IEA, c’è un ulteriore punto sul quale investire in batterie e in relativi sistemi di accumulo dell’energia si rivelerà importante. Può infatti diventare un’ottima soluzione anche per le aree più svantaggiate, dove l’accesso all’energia elettrica al momento non può neppure essere garantito. Dove non è facile arrivare con una rete dedicata – si parla di 400 milioni di persone attualmente praticamente isolate – la combinazione di fonti rinnovabili con sistemi di accumulo significa garantire qualità della vita e sviluppo di un’economia locale.