Era solo questione di tempo, lo avevamo accennato nello scorso editoriale. L'aumento dei prezzi dei cs di provenienza cinese sta andando alle stelle, con una crescita di diverse decine di punti percentuale che getta nello sconcerto gli operatori del settore.
Insomma, quanto paventato negli ultimi mesi si sta puntualmente presentando.
Da una prima impressione sembra proprio che i nostri amici cinesi abbiano deciso di approfittare magistralmente della situazione, complice la crisi generale che, anche se sembra sia passata, possiede ancora straschichi importanti e da non sottovalutare. Con le capacità produttive occidentali (europee in primo luogo) insterilite e in parte azzerate, i nostri amici orientali sarebbero veramente incapaci se non approfittassero della situazione e, vista la perizia strategica con cui spesso si muovono sui mercati, questa speranza è veramente illusoria.
Al di là delle prese di posizione, che non ci competono né abbiamo intenzione di abbracciare, una cosa però è indubbia: la manovra degli orientali (in realtà quel concetto che nella teoria militare si definisce "sfruttamento del successo") è semplicemente il coronamento di una politica economico-commerciale di lungo termine, che premia una lungimiranza strategica impeccabile.
Certo, se il coronamento del successo sul campo è risultato della particolare capacità di un comandante (continuiamo con il paragone militare perché sembra calzare a dovere), oppure se in parte questo è dovuto all'incapacità di prevedere e di reagire nel modo adeguato della parte avversa, il risultato non cambia. Chi ne approfitta è chi vede più lungo e - certamente - chi non offre all'avversario le soluzioni su un piatto d'argento.
Ma noi, cosa abbiamo fatto noi in questi ultimi anni per ovviare a una manovra che era assolutamente prevedibile? Abbiamo ridotto le nostre capacità produttive in cambio di guadagni rapidi, abbiamo abbracciato "strategie" ottime sul brevissimo termine, ma letali sulla media e lunga durata, ci siamo messi nelle mani di chi ci impone dazi altissimi, mentre viene agevolato in tutto e per tutto nell'operare sui nostri mercati. Non parliamo solo di noi italiani, che sia ben chiaro, ma allarghiamo la prospettiva all'Europa nel suo insieme.
Naturalmente la cosa peggiore, in questo momento, sarebbe quella di polemizzare e di attribuire le colpe a questo o a quello (al Sistema Paese, all'imprenditoria dalla mentalità "provinciale", all'incapacità manageriale di parte dei nostri quadri aziendali, tutti ugualmente responsabili di fronte alla situazione) senza prendere provvedimenti importanti.
Ora è il momento della reazione, non delle chiacchiere, senza scuse e senza l'illusione che non sarà una lotta durissima e senza quartiere.
Abbiamo ancora a disposizione i mercati di nicchia, quelli ad alta tecnologia, su cui i nostri amici orientali - al momento - difficilmente riescono a competere; abbiamo ancora alcune (poche) aziende che contribuiscono a consolidare un'ossatura industriale che nel tempo si è gradualmente ridotta; abbiamo imprenditori che si rendono conto della situazione e che stanno già reagendo con energia; abbiamo la possibilità di creare aggregazioni importanti che possano ergersi a baluardo di un'onda che sembra travolgerci in modo irrimediabile.
Questa è forse l'ultima occasione. Vediamo di non lasciarcela scappare.