L'Europa finanzia la ricerca sulle nanotecnologie dalla fine degli anni '90. Gli investimenti sulle nanotecnologie passeranno dagli attuali 3 miliardi di euro a 6 miliardi di euro entro il 2008. La ricerca Europea soffre di eccessiva frammentazione e di un tasso di investimenti privati, pari al 56 %, nettamente inferiore rispetto a quello di Stati Uniti e di Giappone, in cui i privati finanziano rispettivamente il 66 % e il 73% della ricerca; questo contrariamente agli investimenti pubblici, che sono confrontabili a quelli stanziati dagli Stati Uniti. In Europa è effettuata una porzione molto modesta (pari al 3,5 % del totale) degli investimenti dei venture capitalist nelle nanotecnologie; inoltre l'Europa è purtroppo ancora indietro riguardo ai brevetti sulle nanotecnologie, avendone registrati meno della metà di quelli Statunitensi.
I programmi comunitari
Non mancano tuttavia gli sforzi compiuti dall'Europa per “fare sistema”, come l'Eniac (European Nanoelectronics Initiative Advisory Council), una piattaforma tecnologica europea per le nanotecnologie, lanciata nel giugno del 2004. La Comunità Europea ha annunciato di recente il programma di ricerca congiunto paneuropeo che dovrà succedere a Medea+, ossia Catrene (Cluster for Application and Technology Research in Europe on NanoElectronics). Catrene sarà avviato ufficialmente il primo Gennaio del 2008: durerà 4 anni, e sarà incentrato sulla microelettronica ormai entrata nell'era delle nanotecnologie, potendo contare su un budget di circa 6 miliardi di euro.
Allo scopo di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sui vantaggi delle nanotecnologie, gli scienziati che partecipano al progetto nano2hybrids, finanziato dall'Unione Europea, illustreranno nel corso dei prossimi tre anni i progressi della ricerca condotta su base giornaliera e mensile, presentando sul loro sito web e su YouTube, dei video-diari delle sperimentazioni svolte e delle difficoltà incontrate. Il progetto di ricerca prevede lo studio di nuovi materiali nanostrutturati per la realizzazione di sensori di gas ad elevata precisione.
Il ruolo dell'Italia
Per quanto riguarda l'Italia, come mostrato dal Secondo Censimento Nanotec IT sulle nanotecnologie in Italia, pubblicato l'anno scorso e realizzato da Airi (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale) e dal centro italiano per le nanotecnologie Nanotec IT, sono coinvolte nella ricerca sulle nanotecnologie alcune delle principali grandi imprese Italiane (quali il Centro Ricerche Fiat, Finmeccanica, EniTecnologie, Pirelli Labs e STMicroelectronics), ma anche piccole e medie aziende particolarmente innovative, come la triestina Ape Research, specializzata nei microscopi ad alta risoluzione, la milanese Tethis, parte del gruppo farmaceutico Genextra, che si occupa tra l'altro della realizzazione di nuovi materiali per reti intelligenti di sensori, o Singular ID una società con quartier generale a Singapore e una filiale italiana a Padova, presso il distretto tecnologico Veneto Nanotech, che sviluppa sistemi avanzati di anticontraffazione basati sulle nanotecnologie. Molti sono i settori applicativi interessati, tra cui materiali, elettronica, salute, difesa, tessile, strumentazione. Microsoft Research ha deciso di finanziare proprio a Trento un centro di eccellenza per la ricerca scientifica europea sulle nanotecnologie. Olla (Organic high brightness emitting diodes for ICT & Lighting Applications), un progetto integrato europeo realizzare tecnologie di illuminazione innovative basate su Oled (Organic Light-Emitting Diodes) si avvale del contributo di alcuni centri di eccellenza italiani come l'Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività del Cnr di Bologna (Isof-Cnr) e il laboratorio nazionale di nanotecnologie dell'Infm di Lecce.