Verso l’Asia gli investimenti nei chip per l’industriale

Stando a un'indagine di IHS, sembra che gli investimenti in semiconduttori effettuati dagli Oem nel campo dell'elettronica industriale si sposteranno dalle tradizionali roccaforti - America, Europa e Giappone -, la cui economia risulta ormai matura, ai territori emergenti e a rapida crescita - in Cina e nel resto dell'Asia pacifica -, sebbene una porzione considerevole dei marchi che si impongono fra i maggiori investitori resterà fermamente radicata nel mondo sviluppato. In America, la quota degli acquisti degli Oem nel campo dei chip industriali scenderà in un quinquennio dal 36,35% al 35,49%, mentre nell'area Emea si passerà dal 30,36% al 29,28%; il Giappone, infine, subirà la perdita più cospicua, perché vedrà la propria share ridursi dal 10,97% all'8,21%. Nel contempo, la porzione cinese del mercato degli investimenti degli Oem si amplierà dal 12,91% al 15,74%, mentre quella degli altri Paesi della regione dell'Asia pacifica assisterà a uno sviluppo dal 9,40% all'11,27%. Ciononostante, con aziende quali General Electric, Honeywell, Halliburton, Johnson & Johnson, Boeing e Raytheon e Agilent, gli Stati uniti si confermano ancora come primo acquirente di semiconduttori industriali; nel 2012, la loro quota in quel mercato era del 31,6%, inferiore di un decimo percentuale rispetto a quella del 2011. A seguire veniva la Cina, che tra il 2011 e l'anno scorso è passata dal 12,2% al 12,8%, grazie ad aziende quali Dahua, Ningbo Water Meter e Midea, o ai player globali che in quell'area detengono stabilimenti, come Siemens, ABB e GE Healthcare.

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