Vivere nelle città intelligenti

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Come molte applicazioni che promettono rivoluzioni fulminee e certezze assolute, anche le “smart city” si sono dovute confrontare con una pacata ma inesorabile evoluzione dai margini sfumati che gradualmente coinvolge aspetti della vita urbana consolidati e inediti. Insomma, diversamente da quanto ci si poteva aspettare, le città non sono diventate improvvisamente “smart” ma sono diventate lentamente “sempre più smart”. Il concetto di smart city pare trarre la propria forza dai progetti pilota in corso in numerose aree cittadine, progetti che spesso sono slegati tra loro, ma che tendono in genere a ottimizzare, condividere e rendere più efficiente l’uso di un novero di risorse collettive sempre più scarso. Energia, mobilità, sicurezza, ma anche servizi alla persona, sembrano essere i principali filoni d’intervento dove le tecnologie abilitanti contribuiscono a migliorare la vita dei cittadini e la sostenibilità ambientale.

Le città più smart

È proprio di questi giorni la notizia che lo Smart Cities Index 2017, costruito sulla base dei dati raccolti dall’app EasyPark incrociando diverse fonti ufficiali e 19 parametri, tra i quali mobilità (traffico e trasporti pubblici), sostenibilità ambientale, innovazione (presenza di start-up) e digitalizzazione, ha assegnato il titolo di città più smart del mondo a Copenhagen. Sul podio salgono anche Singapore e Stoccolma, seguite da Zurigo, Boston Tokyo, San Francisco, Amsterdam, Ginevra e Melbourne.
Le città italiane citate nella classifica delle prime 100 sono quattro: Milano, Torino, Roma e Napoli. Meglio dei francesi, presenti con tre sole città (Parigi, Lione e Marsiglia), degli inglesi (Londra, Birmingham e Leeds) e degli spagnoli (Barcellona e Madrid), anche se per trovare la prima area urbana nazionale dobbiamo scendere fino al sessantesimo posto. L’ICity Rate è invece un rapporto annuale realizzato da Forum PA, per fotografare la situazione italiana nel percorso verso le città intelligenti. Il rapporto suggerisce che è difficile pensare, progettare e governare delle smart city senza tener conto gli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030, rispetto ai quali l’Italia mostra le debolezze di sempre tradendo una condizione di “non sostenibilità” per la mancata attuazione di strategie e legislazioni già definite che consentirebbero di realizzare molti “Sustainable Development Goals”, per carenza di alcune strategie fondamentali, e per l’assenza di una visione sistemica che conduce a interventi contraddittori e troppo focalizzati sul breve termine. In questo contesto, le città assumono o, meglio mantengono un ruolo centrale. Infatti si trovano di fronte a sfide e opportunità inedite indotte da fenomeni che vanno dal cambiamento climatico al mutamento demografico, dalla crisi economica e finanziaria all’innovazione tecnologica. La dimensione di molte delle sfide della sostenibilità è intrinsecamente urbana e per questo le città sono al centro dell’agenda politica internazionale. Le smart city, quindi, si legano indissolubilmente a degli obiettivi di sostenibilità dando vita al nuovo paradigma di “Smart Sustainable City”, cioè una città che fa ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per portare avanti processi di innovazione sociale, culturale e organizzativa per migliorare la qualità della vita, i livelli di occupazione, la competitività. Tutto questo, come risposta ai bisogni delle generazioni attuali e future, e a garanzia della sostenibilità economica, sociale e ambientale. A tale proposito, il rapporto ICity Rate, giunto alla sesta edizione, abbandona la tradizionale analisi su sette dimensioni per abbracciarne una su 15 dimensioni con 113 indicatori per lo più legati ai target di sviluppo sostenibile condivisi a livello internazionale ed europeo in grado di misurarne la coerenza rispetto ai nuovi obiettivi.

L’eccellenza milanese

I 106 capoluoghi analizzati con questo approccio raccontano un’Italia di città cui manca una politica coordinata, un quadro di riferimento condiviso e unitario capace di coniugare distanze diverse e mettere insieme scelte di policy e modalità di governo differenti. I risultati evidenziano in Italia alcune problematiche:

  • un ritardo del sistema urbano nei confronti degli obiettivi di sostenibilità che rischia di limitare l’attrattività la vivibilità dei nostri centri urbani;
  • la coesistenza di modelli di sviluppo e di governance urbana diversi ma in grado di restituire importanti risultati di valore rappresentati dalle tre città al vertice: Milano, Bologna e Firenze;
  • il rafforzamento del sistema urbano emiliano-romagnolo le cui città rappresentano una solida struttura baricentrica al resto d’Italia;
  • l’importanza delle città intermedie del centro-nord che rappresentano un importante tessuto connettivo tra le diverse aree metropolitane;
  • un pesante ritardo strutturale rappresentato da gran parte delle città del sud e dalla capitale (pur con qualche debolissimo segnale di movimento) difficilmente colmabile, se non intervengono forti azioni correttive, nei tempi necessari.

Venendo ai risultati specifici dell’ICity Rate 2017, Milano è saldamente al primo posto del ranking, ribadendo l’eccellenza in molte delle dimensioni analizzate. Crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca e innovazione e trasformazione digitale sono i quattro ambiti di policy per i quali Milano distanzia la maggior parte delle altre città. Oltre alle dimensioni economiche, a quelle legate alla digital trasformation e alla mobilità sostenibile, Milano consolida l’ottimo posizionamento su due asset importanti per lo sviluppo urbano che la città sta disegnando: l’innovazione sociale, la progettazione innovativa per lo sviluppo urbano e l’amministrazione condivisa, vale a dire il ricorso dell’amministrazione agli strumenti di partecipazione e gestione dei beni comuni. Al secondo posto si posizione Bologna, che si aggiudica la medaglia d’oro nel campo dell’energia e della governance e si deve accontentare di un argento per trasformazione digitale e occupazione. Terza, Firenze, che però è primatista nelle policy legate alla promozione del turismo sostenibile fonte di posti di lavoro e promuove la cultura e i prodotti locali. A rendere competitivo il capoluogo toscano, oltre alle politiche di crescita e sviluppo, sono anche la politica ambientale, l’investimento per la trasformazione digitale e l’innovazione del modello di governance della città. I punti di debolezza di Firenze non sono tuttavia diversi da quelli delle altre città metropolitane: la qualità dell’acqua e dell’aria, il consumo di suolo e la legalità.

In cerca di politiche intelligenti

Le iniziative che contribuiscono a rendere una città intelligente sono innumerevoli. Secondo l’Osservatorio Nazionale Smart City gestito dall’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, ad oggi in Italia sono già stati investiti oltre 3,7 miliardi di euro per le smart city in più di 1.300 progetti che hanno raggiunto 15 milioni di cittadini. Queste iniziative, avviate da comuni e imprese sui temi dell’efficientamento energetico, della mobilità sostenibile, dell’agenda digitale, dell’innovazione sociale e della governance urbana, sono raccolte nella piattaforma “Italian Smart Cities”, che di ciascun progetto descrive obiettivi, costi sostenuti, impatti avuti sulla qualità della vita e condizioni di replicabilità. Il settore infrastrutturale è sicuramente uno dei più esplorati per quanto riguarda il tema delle smart city. Tra i progetti più recenti spicca “Smart Urban Infrastructure” del Comune di Formia, che mira a realizzare un sistema senziente e dotato di software di elaborazione per favorire l’interdipendenza tra sistemi complessi. La struttura permetterà di raccogliere informazioni in forma automatizzata per efficientare i servizi, ridurre i consumi energetici, mappare i transiti di automezzi nella città, monitorare l’inquinamento, prevenire atti vandalici e criminosi, rendere più accessibile la rete e dotare la città di punti di connettività per futuri applicativi IoT. Il progetto, del costo di 500.000 euro, prevede l’installazione di 80 lampade a Led dotate di software per il telecontrollo. Venti di queste sono dotate di sensori, in particolare sensori per il monitoraggio traffico e per il monitoraggio ambientale, videocamere e hot spot per il Wi-Fi gratuito. Il Comune di Brescia ha completato una nuova illuminazione a Led che permette una riduzione del 40% di consumo di energia annuo, cioè 8 milioni di euro in 10 anni. Il progetto riguarda oltre 16.000 corpi illuminanti, con importanti conseguenze in termini di risparmio energetico, sicurezza per il cittadino e rispetto dell’ambiente. La sostituzione dei vecchi apparecchi a scarica con quelli a Led permetterà inoltre di risparmiare anche in termini di costi di manutenzione e di smaltimento: complessivamente ogni anno si calcolano 2.500 lampade in meno bruciate e 10.000 lampade in meno da sostituire. A Reggio Emilia è in corso il progetto di rigenerazione urbana per la trasformazione delle storiche Officine Meccaniche Reggiane in un polo dell’innovazione, al servizio delle imprese e della ricerca secondo il modello di sviluppo economico reggiano basato sulla economia della conoscenza. Qui pubblica amministrazione, imprese e ricerca interagiscono per potenziare i processi di innovazione, accrescere competitività e valore delle imprese che qui si insedieranno e della intera città. Con questo parco dell’innovazione, la città punta a divenire un polo europeo di servizi e funzioni ad altissimo potenziale di innovazione, un cluster creativo, attrattivo per imprese, mondo della ricerca, giovani talenti, investitori pubblici e privati. La mobilità è uno dei temi più legati alle smart city. Sharing di bici, auto e scooter, controllo dei flussi di traffico, gestione dei parcheggi sono le direttrici più seguite. Per esempio, il progetto “Street Control” di Roma fa riferimento a un sistema informatico dedicato alle attività di contrasto da parte degli operatori della polizia locale in pattugliamento alla sosta selvaggia. Il sistema si avvale di strumentazioni digitali e tecnologie innovative, quali dispositivi mobili dotati di Gsps, collegamenti alle banche dati di interesse e utilizza il Cloud per la gestione dei dati. Il risultato atteso è un generale miglioramento della percorribilità e della fruibilità delle strade cittadine, un aumento della sicurezza stradale e una corrispondente riduzione dell’incidentalità, nonché una diminuzione dell’abusivismo nell’uso degli spazi pubblici. Il Comune di Cagliari si è invece dotato di un sistema integrato che concilia il diritto alla mobilità con l’esigenza di ridurre l’inquinamento, la congestione del traffico e l’incidentalità, ottimizzando le infrastrutture esistenti e mettendo le esigenze del cittadino al centro. Il funzionamento del sistema (finanziato con 28,5 milioni di euro) si basa sull’uso intensivo di sistemi Its per l’ottimizzazione del traffico privato e per il servizio di trasporto pubblico. Con l’intervento sono state realizzati due centri controllo, per monitorare la flotta in linea. La parte del Tpl si avvale di 264 bus seguiti in tempo reale e 281 paline informative, installate a Cagliari e nell’hinterland. Per l’utenza Tpl sono inoltre disponibili App e servizi dedicati per l’informazione in tempo reale per ottimizzare lo spostamento (sms, risponditore Ivr, portale mobilità, calcola percorso). Realizzati nella seconda fase del progetto, i 32 Km di fibra ottica permettono di gestire invece 96 telecamere, 58 pannelli a messaggio variabile, 102 intersezioni semaforiche centralizzate e su cui è possibile attivare la priorità semaforica, sistemi di controllo con il rosso e autovelox. È stata anche realizzata una rete radio Digitale Tetra, proprietaria, a servizio delle 7 polizie municipali coinvolte e dell’azienda Ctm. Nell’ambito di un ambizioso piano di “smartizzazione” della città, Messina si è invece dotata di un sistema integrato per la gestione delle merci nell’area metropolitana basato su operatori dell’ultimo miglio per la riduzione dei consumi energetici e dell’impatto sull’ambiente. “Sidumme” prevede la realizzazione di un Cdu virtuale e il consolidamento di una community della logistica che attraverso la piattaforma unica consenta la gestione lato trasportatore e lato esercente delle consegne. Il sistema consente, pertanto, l’erogazione di servizi info-telematici a valore aggiunto in grado di potenziare e ottimizzare l’operatività delle aziende aderenti e di minimizzare l’impatto sul territorio della catena di movimentazione dei carichi sino alla piccola distribuzione. Il sistema prevede anche il telecontrollo degli stalli di carico e scarico merci situati nella zona core commerciale e un controllo da parte di addetti muniti di smartphone e specifica app che consente la verifica dei mezzi in sosta.

Il progetto Sharing Cities

Infine la regina delle smart city italiane: Milano. La città meneghina ha aderito al progetto “Sharing Cities” che nei prossimi cinque anni vedrà la collaborazione con Londra e Lisbona. Il consorzio formato dalle tre città si è infatti aggiudicato il bando europeo “Soluzioni per città e comunità intelligenti che integrano i settori dell’energia, trasporti e Ict attraverso progetti pilota”, inserito all’interno in Horizon 2020. Sharing Cities coinvolge tre città “follower” Bordeaux, Burgas e Varsavia, che replicheranno i modelli proposti dalle città guida. Il progetto riceverà un contributo europeo di 25 milioni di euro. Circa 8,6 milioni saranno destinati al partenariato locale della città di Milano e di questi circa 2,1 milioni di euro saranno introitati dal Comune. Tre gli ambiti di lavoro attorno a cui si snoderà “Sharing Cities”: persone, luoghi e piattaforma urbana. Quello dedicato alle persone prevede attività di coinvolgimento dei cittadini per la co-creazione di servizi di condivisione a integrazione del quartiere. Quello dedicato al luogo si concentrerà sulle misure di efficientamento energetico degli edifici. Sono previsti interventi su 5 edifici di proprietà mista e su 2 edifici pubblici per un totale di 25.000 mq di unità residenziale. Inoltre saranno sviluppati sistemi di gestione energetica integrata e installati 300 lampioni intelligenti Wi-Fi dotati di sensori di vario tipo. A disposizione degli abitanti del distretto ci saranno 60 veicoli di car sharing elettrico disponibili in strada più due auto a disposizione del car sharing condominiale, 150 bici elettriche per un totale di 14 nuove stazioni, 76 punti di ricarica di colonnine elettriche, 125 stalli di parcheggio intelligenti e 10 veicoli elettrici condivisi destinati al trasporto merci. Infine nell’ambito dedicato alla piattaforma urbana è prevista la condivisione per la gestione dei dati provenienti da una vasta gamma di fonti e si avvarrà di uno standard comune da replicare su diverse città. Per la realizzazione di “Sharing Cities”, il Comune di Milano potrà contare sull’apporto di numerosi partner, tra i quali Politecnico di Milano.

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