Strategie per uscire dalla crisi

Con un fatturato di 14,7 miliardi di dollari nel 2009, di cui 9,8 miliardi ottenuti vendendo componenti di ogni tipo, Arrow è uno dei colossi della distribuzione elettronica mondiale. Presente in 51 Paesi con 310 uffici sparsi in tutto il mondo, è attiva dal 1935 e commercializza prodotti di oltre 900 società diverse. In Italia, Arrow è cresciuta negli anni anche acquistando alcune aziende “storiche” della distribuzione elettronica locale. Lo scorso 30 novembre i marchi originali Silverstar-Celdis, Claitron-Lasi e Distar sono stati riuniti sotto un unico nome commerciale: Arrow Electronics. Il consolidamento delle attività di tre divisioni separate dovrebbe permettere di sfruttare meglio le potenzialità offerte dal gruppo, semplificando i processi di comunicazione e condivisione e migliorando il servizio. È una strategia implementata sotto la guida di Brian McNally: un veterano con oltre venti anni di anzianità aziendale sulle spalle e che ha avuto l’avventura di diventare presidente di Arrow per l’Europa, il Medio Oriente, l’Africa e il Sud America nel mese di agosto 2008: proprio alla vigilia di una delle più gravi e severe crisi del settore.

Il 2009 è stato un anno orribile. Cosa possiamo prevedere per il 2010?
La crisi del 2009 è stata atipica per durata e gravità. È iniziata prima negli Stati Uniti per trasferirsi poi in Europa. Il mercato totale della distribuzione ha subito dei grossi colpi negativi soprattutto in Europa, dove ha fatto molta fatica a risollevarsi. La ripresa però e ormai un dato di fatto. Abbiamo iniziato a crescere di nuovo già dal primo trimestre del 2010, anche se ci vorrà parecchio tempo per tornare ai valori di prima della crisi. Il vero problema continua a essere la mancanza di visibilità. Non ci si può azzardare troppo a fare previsioni ed è ancora difficile fare piani di breve o medio periodo. Proprio per mancanza di visibilità, l’industria aveva ridotto i magazzini all’osso. Per questo, quando la domanda è ripartita in alcuni casi ci sono stati dei contraccolpi violenti perché non c’erano magazzini di materie prime e componenti, presso i produttori, a fare da ammortizzatore.

Quali sono i settori più promettenti?
Il mercato dell’illuminazione e dell’illuminotecnica si sta muovendo bene, con percentuali di incremento molto elevate. I nuovi componenti e sistemi per generare luce, ad alta efficienza e a basso consumo, stanno facendo la loro comparsa un po’ ovunque: nelle strade cittadine, in fabbrica, nelle case. È una tendenza inarrestabile, favorita da una normativa piuttosto rigorosa ed esigente. Cresce anche il settore dei componenti e sistemi legati alle nuove fonti energetiche, le energie alternative e rinnovabili. E c’è un risveglio delle applicazioni elettroniche in ambito medico, per la salute: la microelettronica sta diventando uno strumento importante per migliorare la qualità della vita di tutti noi, anche con la realizzazione di strumenti efficaci ed avanzati per la diagnosi e la terapia medica. Infine, stiamo notando dei segnali positivi in alcuni settori più tradizionali come l’automobile. Ma la palma d’oro della crescita va certamente all’illuminazione, alle energie alternative e al mercato delle apparecchiature per la salute e il benessere.

Come si comportano, in questa fase di ripresa, i diversi Paesi europei?
Il mercato italiano ha subito un duro colpo. L’Italia ha sofferto più di tanti altri. Anche la Germania ha passato dei brutti momenti. La Francia è stata, forse, una delle nazioni meno toccate dalla crisi. L’Europa dell’Est sta già ripartendo assieme ai Paesi Nordici. L’Italia invece sta ancora leccandosi le ferite. Il vostro è un tessuto industriale fatto soprattutto da clienti di dimensioni medie e piccole che hanno risentito maggiormente della stretta creditizia. L’accesso al credito è stato un problema, e lo è ancora. In Italia però ci sono delle aree di eccellenza. Ho parlato dell’illuminazione: ebbene, c’è chi sostiene che l’Italia sia il principale mercato europeo per i componenti e i sistemi di illuminotecnica. In Italia ci sono anche importanti sviluppi nel settore spaziale e della difesa. Infine l’automobile è stata storicamente, e continua a esserlo, uno dei punti di forza del vostro Paese.

Qual è la strategia di Arrow per affrontare questa situazione?
In Italia, per esempio, abbiamo consolidato il business sotto un unico ombrello: Arrow Electronics, con Stefano Coletto come Business Leader. Questo ci permette di avere maggiore efficacia ed efficienza, offrendo ai clienti un punto unico di contatto, senza però perdere il radicamento sul territorio e continuando a sfruttare un nostro grande punto di forza: le competenze tecniche specifiche per le diverse linee di prodotto che commercializziamo. Abbiamo ampliato il nostro portafoglio, la nostra offerta. Stiamo investendo per favorire e assecondare la crescita del mercato destinando parecchie risorse a mantenere livelli di magazzino adeguati a una ripresa che viaggia già con aumenti di due cifre percentuali. Abbiamo l’obiettivo di consegnare sempre e comunque entro due settimane, al massimo, alcuni materiali e componenti strategici. Per questo è necessario che i nostri clienti ci diano il massimo della visibilità possibile. Lavoriamo insieme a loro per fare previsioni che abbiano un buon livello di accuratezza. Solo così riusciamo a offrire loro un servizio adeguato. Mantenere tempi di consegna inferiori alle due settimane non è sempre facile. Il nostro settore è stato preso un po’ di sorpresa dal cambiamento favorevole della situazione. In alcuni casi ci sono state carenze di alcuni componenti sul mercato, soprattutto per prodotti che utilizzano certi tipi di package. Insomma, siamo nel bel mezzo di una fase di transizione, con una visibilità ancora ridotta. Ma il nostro mestiere è anche fare da ammortizzatore: l’impegno a rispettare le due settimane (massime) di consegna per alcuni elementi chiave è un grosso investimento.

Starete anche investendo per aiutare i vostri clienti a fare innovazione, immagino. In che modo?
Abbiamo sviluppato il concetto di “embedded platform”, già introdotto in alcuni Paesi europei e che verrà lanciato a breve anche in Italia. Si tratta, per ora, di 37 piattaforme complete che possono essere usate come progetti di riferimento per sviluppare nuove applicazioni. C’è un sito software dedicato (www.embedded-platform.com) in cui presentiamo questo approccio: soluzioni pronte per l’uso, che utilizzano microprocessori e Dsp, componenti analogici avanzati, circuiti logici sofisticati e sistemi per la gestione della potenza. Proponiamo blocchi di base complessi, veri e propri subassiemi che permettono allo sviluppatore di ridurre i tempi e concentrarsi sulla specificità della propria applicazione, senza perdere tempo a reinventare la ruota o ad affrontare e risolvere problemi che, alla fine, creano poco valore aggiunto. Cerco di chiarire facendo un esempio: la prima volta che un progettista di sistemi di illuminazione sceglie di adottare una soluzione completamente elettronica si trova di fronte a difficoltà per lui totalmente nuove, che gli fanno perdere tempo. Le nostre piattaforme gli offrono una base di partenza sicura, già sperimentata: si riduce il time-to-market e si aumenta il valore del prodotto finale.

Qual è il suo giudizio sul mercato della distribuzione elettronica in Europa?
Anche in Europa Arrow e Avnet sono i protagonisti indiscussi del settore, come negli Usa. Il mercato europeo, però, è più frammentato di quello americano. Esistono ancora molti operatori locali, soprattutto nei componenti e sistemi passivi ed elettromeccanici. Ci sono anche società di distribuzione che si sono specializzate nel coprire particolari nicchie di mercato. L’Europa è in una situazione intermedia: non c’è lo stesso livello di concentrazione che si trova in America, ma non c’è neppure la situazione di grandissima frammentarietà tipica dell’Asia-Pacifico.

È una situazione stabile?
No. Ci sarà inevitabilmente un ulteriore consolidamento, in Europa come in Asia. Per fare questo lavoro è necessario essere molto solidi, dal punto di vista finanziario. Soprattutto in una fase di transizione, quando si sta uscendo da un periodo di crisi è necessario disporre di molta liquidità per poter offrire al mercato un servizio adeguato; bisogna avere i conti a posto e le spalle larghe. Per questo motivo credo che ci sarà un’evoluzione, un altro passo avanti verso il consolidamento e la concentrazione. È inevitabile.

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