Quando il riciclaggio non è verde

L'Europa si trova oggi al centro di una pratica controversa definita dalla Commissione Europea come “backyard recycling”, e che consiste nel riciclaggio di materiali pericolosi secondo processi che non tendono a garantire la salvaguardia della salute degli addetti così come dell'ambiente. I composti organo-alogenati contenuti all'interno dei prodotti elettronici non sono generalmente pericolosi, ma al fine di prevenire pratiche di riciclaggio non regolamentate e altamente rischiose praticate in India, Cina ed Africa, si sta vagliando la possibilità di proibirne l'impiego. Il fatto che ciò accada non è in discussione e molte persone, soprattutto giovani, subiscono danni a causa di sostanze chimiche tossiche emesse quando, terminato il proprio ciclo di vita, i rifiuti elettronici vengono bruciati per recuperare sostanze come ad esempio il bronzo, l'argento e l'alluminio.

L'esportazione illegale dei rifiuti elettronici
L'esportazione di Weee, ovvero dei rifiuti d'apparecchi elettrici ed elettronici, dall'Unione Europea verso Paesi in cui sono in atto queste pratiche è illegale, in quanto i processi di riciclaggio in atto in questi Paesi non soddisfano i requisiti dettati della direttiva Weee stessa. La pratica si scontra anche con la convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi, la quale cerca anche di fermare la pratica di trasportare rifiuti pericoli nei paesi in via di sviluppo per il riciclaggio. Nonostante l'Europa sia una delle firmatarie di tale accordo, questa pratica non è ancora scomparsa. Gli Stati Uniti devono ancora ratificare l'accordo e stanno continuando a trasportare considerevoli quantità di rifiuti elettronici alla fine del ciclo di vita in Cina e in India, incoraggiati dal fatto che i costi del riciclaggio ammontano a un decimo del costo di quello degli Stati Uniti. Thuppil Venkatesh, direttore del “National Referral Centre for Lead Poisoning” in India, ha affermato che “il 53% dei bambini al di sotto dei 12 anni presenta nel sangue tracce di piombo che possono causare danni cerebrali e difficoltà di apprendimento. Parlando dei fattori scatenanti, ha aggiunto: “Il numero di casi sta aumentando a causa delle quantità sempre maggiori di rifiuti elettronici che vengono maneggiati dai nostri lavoratori.” Sempre Venkatesh, in occasione del seminario sui materiali pericolosi che si è tenuto lo scorso anno a Bangalore, ha spiegato che il costo stimato per l'avvelenamento da piombo nei bambini indiani è di oltre 600 milioni di dollari all'anno. Altri costi aggiuntivi per gli adulti riguardano i disordini gastrointestinali, l'anemia, gli effetti sulla salute riproduttiva (inclusi difetti congenici), il cancro, il danno ai reni e le malattie cardiovascolari (dovute a un aumento della pressione del sangue) che sono prevenibili al 100%.

L'Europa non è priva di colpe
Mentre i rifiuti elettronici vengono bruciati all'aperto, per spogliare cavi e Pcb vengono utilizzati i bagni di acido, con guadagni che variano tra i 100 e  i 150 dollari al mese. Tuttavia, nei rifiuti elettronici si possono ritrovare sostanze pericolose come il piombo, il cadmio, il cromo, i ritardanti di fiamma e altre tossine. L'inalazione, o la costante manipolazione di rifiuti elettronici, può causare danni al cervello, al sistema nervoso, ai polmoni e ai reni, causando in alcuni casi forme tumorali. Ad esempio, per estrarre dalle schede madri di un computer materiali grezzi di valore come l'oro, il rame, l'alluminio e altri metalli preziosi, i rifiuti vengono praticamente “cucinati”, rilasciando arsenico, mercurio, piombo e altre tossine che danneggiano il corpo. Nonostante la Convenzione di Basilea, si stima che il 50% dei rifiuti elettronici prodotti negli Stati Uniti venga “scaricato” in India, Cina e Africa. Tuttavia, l'Europa non è affatto priva di colpe: circa due anni fa, un'ispezione svolta in 18 porti ha rivelato che il 47% di rifiuti elettronici destinati all'esportazione era illegale.

5 milioni di persone solo in India
Venkatesh ha riassunto il problema chiedendo ai paesi industrializzati di fermare la spedizione di vecchi computer per sostenere l'educazione. “Vi prego, niente beneficenza, non inviateci i vostri vecchi computer e cellulari, così uccidete i nostri bambini”, dichiara lanciando un allarmante messaggio. Tuttavia, nonostante i pericoli evidenziati, l'aumento della domanda di computer e di persone pronte a lavorare anche a basso costo per il loro riciclaggio, sta portando a una continua crescita di tale industria. Gli esperti dichiarano che in India vengono impiegate 5 milioni di persone per queste attività, spesso senza un'adeguata protezione. Greenpeace in India, ad esempio, è al corrente del problema e di quanto sia pericoloso riciclare con tali procedure non regolamentate. Un rappresentante del movimento ci informa che lo smantellamento avviene spesso a mani nude, senza alcuna protezione. I legislatori in India sono al corrente dei fatti ma allo stesso tempo esitano a emanare norme che toglierebbero posti di lavoro ai più poveri.

Riciclare un Pc per 2 dollari
Il problema non è però confinato solo all'India. Molti Paesi, in particolare la Cina, ricevono una porzione dei milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che spariscono ogni anno dai Paesi industrializzati e ricompaiono nei paesi in via di sviluppo, nonostante i divieti internazionali. In Europa è stata introdotta la Direttiva Weee che si concentra sul finanziamento e lo smaltimento senza rischi delle apparecchiature elettroniche entrate sul mercato a partire dall'agosto 2005. Nei paesi in via di sviluppo ci sono una serie di stabilimenti per il riciclaggio. Tuttavia, senza investimenti in queste strutture, il problema dei rifiuti elettronici è destinato ad aumentare, anche grazie al crescente numero di computer venduti in tutto il mondo e all'attrazione, per i Paesi industrializzati, rappresentata dalla possibilità di riciclare un computer per 2 dollari invece che per 20 nel proprio Paese.

L'impegno di Farnell per l'ambiente

Stefano Noseda, General Manager di Farnell Italia, fa il punto per i lettori di Selezione di Elettronica sulla situazione sempre più diffusa del riciclaggio illegale di prodotti elettronici nei paesi in via di sviluppo. Farnell ha infatti lanciato una campagna di sensibilizzazione volta ad affrontare i pericoli derivanti dal riciclaggio non regolamentato dei rifiuti elettronici nei paesi in via di sviluppo. La campagna comprenderà una serie di iniziative volte a ridurre l'impatto di riciclaggio dei prodotti elettronici sulla salute umana e sull'ambiente, che comprendono investimenti diretti nei programmi per educare i bambini in India per quanto riguarda i rischi per la salute associati al riciclaggio dei rifiuti elettronici; la creazione di una lobby per stimolare i governi a introdurre e applicare la legislazione di protezione, e la creazione di un fondo in rappresentanza di industria, governo, fornitori e clienti, per investire in progetti pertinenti.

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