Polimi, un circuito di arance può attivare un diodo LED

E' vero che un'arancia può alimentare un LED? "Sì" risponde Francesco Grimaccia, docente di elettrotecnica del Politecnico di Milano. "O meglio, più di un'arancia". Per averne conferma, è sufficiente rivisitare quanto fatto nel 1801 da Alessandro Volta, anno in cui il noto scienziato presentò la sua idea di pila di fronte a Napoleone Bonaparte: si trattava di una serie impilata di dischi di zinco e rame con frapposti degli strati di feltro imbevuti di una soluzione acida. "In maniera curiosa", spiega Grimaccia, "abbiamo riprodotto questo esperimento con delle arance."

Il principio alla base è una reazione chimica di ossido-riduzione. "Lo zinco si ossida e cede due elettroni al rame, che li acquista", spiega il docente. "I costituenti dell'esperimento sono un'arancia, dove immergiamo due elettrodi - uno di zinco e uno di rame -; avremo, inoltre, un diodo LED, un dispositivo elettro-ottico in grado di emettere fotoni, quindi luce. L'arancia serve a fornire una soluzione elettrolitica acida in modo da chiudere tale ciruito elettrico".

L'esperimento ha scoperto che per attivare il diodo LED non sarà sufficiente una singola arancia. Infatti, la differenza di potenziale che si genera tra gli elettrodi inseriti in un singolo frutto è di soli 0,89 volt, troppo bassa per illuminare il diodo a emissione di luce: una comune pila stilo genera circa 1,63 volt. "E' perciò necessario costruire un circuito con delle arance in serie", spiega Grimaccia. Insomma, conclude il docente, "un po' di sana frutta che ci dà energia."

L'esperimento è stato condotto durante l’ultima puntata di #ILPOLIMIrisponde, la rubrica video in cui i 1.300 professori e ricercatori che collaborano con l’Ateneo rispondono alle domande che gli utenti inviano sui vari canali social, svelando molte curiosità su argomenti di ogni tipo.

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