L’Internet of Things cambia opportunità e modelli di business

    Nell’ambito della giornata dedicata all’innovazione nell’elettronica, Selezione di Elettronica ha organizzato una tavola rotonda sul tema “L’ecosistema IoT, le sfide e le opportunità della trasformazione digitale”. La tavola rotonda, che si è tenuta in occasione della celebrazione dei 60 anni di vita della rivista nel contesto dell’Innovation Day 2017, ha chiamato a raccolta un nutrito gruppo di esperti attivi a vario titolo nel settore IoT. Quanto emerso ha dato modo di mettere in luce alcune dinamiche che stanno alimentando una trasformazione che sta pervadendo pressoché tutti i mercati dell’elettronica. Tra i temi affrontati, gli intervenuti hanno avuto modo di confrontarsi in particolare su alcuni aspetti della trasformazione digitale quali le comunicazioni, gli standard di riferimento ed emergenti, le sfide legate alla sicurezza e alle tecnologie abilitanti, gli algoritmi per trasformare i dati in informazioni fruibili e i nuovi modelli di business. La tavola rotonda è stata aperta da Pierantonio Palerma, direttore di Selezione di Elettronica, che ha sottolineato come l’eterogeneità dei convenuti sia rappresentativa della portata del paradigma legato all’Internet delle Cose. Il grande impatto del concetto IoT nell’industria è stato ribadito da Antonio Cirella di Innovability, che ha sottolineato lo spirito dell’evento: “uscire dalle logiche della sola elettronica embedded e abbracciare anche altri mercati che orbitano nell’ecosistema IoT per approfondire sfide e opportunità”.

    Problematiche e opportunità offerte dall’IoT

    Patrizio Piasentin di Silicon Labs ha ripreso il tema della pervasività dell’IoT evidenziando come le comunicazioni siano l’aspetto fondamentale di questa trasformazione che sta dilagando in tutti gli ambiti: “L’IoT ha un impatto fondamentale sulle reti, che devono confrontarsi con standard e metodologie di business che variano da continente a continente”. Secondo Piasentin è in atto un’evoluzione lenta ma inesorabile che sta portando dalle comunicazioni sub-giga alle soluzioni standard, quali Bluetooth o Zig-Bee. Quale sarà lo standard del futuro? “Dirlo è impossibile” ha spiegato “quindi le strategie di aziende come Silicon Labs sono improntate all’insegna della massima libertà, dell’integrazione, dei bassi consumi e della sicurezza”. Tale strategia si riflette direttamente sui prodotti più recenti della società, come ad esempio un chip in grado di supportare comunicazioni sia sub-giga sia a 2,4 GHz concepito per indirizzare universi radicalmente differenti. Nel caso specifico, un ulteriore aspetto che testimonia la portata della tecnologia IoT è la presenza all’interno del chip di stack di protocollo sviluppati non internamente bensì ottenuti grazie alla competenza di aziende specializzate acquisite da Silicon Labs appositamente a questo scopo. In particolare, si tratta di Bluegiga ed Ember, realtà specializzate rispettivamente nelle comunicazioni Bluetooth e ZigBee. Altra testimonianza di questo approccio tendente più al “buy” che al “make” riguarda i moduli predefiniti proposti da Silicon Labs, i quali consentono agli sviluppatori di implementare direttamente le funzioni di comunicazione senza assoggettare i clienti - spesso sprovvisti di competenze specifiche - a lunghi cicli di progettazione e omologazione. A tale proposito la società ha recentemente realizzato un modulo miniaturizzato già certificato, dotato di antenna integrata e di capacità multiprotocollo. Anche Analog Devices si sta muovendo su questa direttrice.

    Fulvio Bagarelli ha sottolineato come la recente acquisizione di Linear Technology si avvenuta in un’ottica di espansione del portafoglio nel settore IoT. L’acquisizione ha arricchito in particolare l’offerta Analog con una tecnologia di rete avanzata, nota con il nome di SmartMesh, che altrimenti avrebbe richiesto anni di sviluppi. Gli aspetti fondamentali di questa piattaforma di rete a ragnatela sono l’affidabilità, frutto di una serie di algoritmi che garantiscono un livello pressoché totale, l’espandibilità (grazie all’approccio IPV6) e i consumi ridotti. Quest’ultima caratteristica indirizza le esigenze di molte applicazioni IoT, soprattutto laddove i nodi wireless sul campo sono chiamati a intervenire saltuariamente o su richiesta e devono pertanto garantire autonomie di anni. L’acquisizione di Linear da parte di Analog Devices è da leggere anche in un’altra ottica e cioè l’integrazione con la proposta di sensori per cui è rinomata la società. Tale integrazione ha permesso di dare vita a configurazioni sensor-to-cloud concepite per catturare l’informazione fisica, elaborarla e inviarla direttamente in rete per la successiva analisi tramite tecniche di machine learning. “Ciò che sta favorendo la diffusione dell’IoT” ha sostenuto Bagarelli “è l’aumento delle capacità di calcolo a livello di sensore locale che consentono di pre trattare i dati, riducendo il carico di rete in quanto non vi è più una comunicazione continua. Ciò consente non solo di contenere i consumi ma anche di aumentare la sicurezza delle informazioni”.

    Gianfranco Cardamone di Nxp Semiconductor ritiene che la tecnologia IoT presenti problematiche e opportunità comuni per tutti gli attori dell’ecosistema. Anche Nxp ha scelto la strada delle acquisizioni per dotarsi di ulteriori competenze IoT e questo condizionerà l’approccio della società al mercato dei grandi numeri. Per Cardamone il tema della sicurezza sta emergendo in modo prepotente in tutte le applicazioni. La tendenza a collegare qualsiasi oggetto ha messo in luce numerose lacune che si ripercuotono su vari aspetti. “Riteniamo che molti clienti non sappiano ancora quale sia il livello di sicurezza di cui hanno bisogno. Come società di semiconduttori siamo impegnati su vari fronti: aumentare la consapevolezza dei clienti, studiare i vari casi d’uso e lavorare con le autorità per definire protocolli e requisiti. Siamo anche molto attenti all’impatto del Gdpr, il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati che entrerà in vigore nel maggio 2018 e che avrà delle ripercussioni che molti ancora sottovalutano” ha commentato.

    Sicurezza dei dati e standard di riferimento

    Questo tema ha introdotto l’intervento di Federico Tenga di Chainside, che ha sottolineato quanto sia importante nell’area della sicurezza avere la garanzia non solo che i dati generati da sensori e reti siano protetti in partenza ma anche che non vengano alterati a posteriori. Cosa significa in concreto? “I dati” dice Tenga “hanno un valore e possono essere monetizzati in vario modo, ad esempio nell’ambito del post auditing assicurativo. Per questo è importante evitare che vengano manipolati in qualsiasi modo. La nostra soluzione permette di estrarre dei metadati con delle applicazioni di blockchain per rendere impossibile modificare le informazioni successivamente alla loro acquisizione”. “Di solito” prosegue Tenga “i clienti non prestano attenzione al tema della manipolazione dei dati a posteriori quindi una nostra priorità è di accendere i riflettori su questo aspetto”.

    Un’altra realtà focalizzata sul trattamento e la sicurezza dei dati è Brainwise. L’obiettivo della società è trasformare delle informazioni grezze in risorse utilizzabili per prendere delle decisioni. La società dispone di una piattaforma basata sul concetto di gestione dell’asset che permette agli utenti di qualsiasi livello di connettersi a qualsiasi fonte dati, aggregando le informazioni sotto forma di KPI sintetici. “Secondo Brainwise” spiega Andrea Toneguzzi “questo aspetto è fondamentale perché nello spazio IoT si corre il rischio di avere troppe informazioni cui spesso non si riesce a dare un significato. Dall’ultimo operatore a bordo macchina a chi organizza il lavoro, la nostra piattaforma offre la possibilità di definire il tipo di aggregazione del dato attraverso algoritmi personalizzati per ricavare pochi indicatori significativi e storicizzati indispensabili per prendere decisioni informate o per effettuare delle analisi a posteriori”.

    Massimo Torresin di Quectel rivendica un approccio leggermente diverso, frutto anche del mercato cui si rivolge la società, cioè quello dei contatori per utility. Quectel offre soluzioni su reti licenziate sfruttando la tecnologia Nb-IoT, che garantisce oggi consumi decisamente ridotti in linea con le esigenze IoT. “Le batterie possono durare anni e ciò risponde ai requisiti delle infrastrutture. Oltre a questo, possiamo sfruttare l’evoluzione che si è verificata nel campo delle Sim, oggi disponibili in vari formati… non ultimo quello software”. Tiziano Albani di Via Embedded ha sottolineato come il fermento di approcci e l’incertezza nel campo degli standard abbiano condizionato anche l’evoluzione dei fornitori di soluzioni embedded, trasformando la natura di queste realtà da chip-vendor a silicon-experts. “Oggi vendiamo soluzioni hardware e software integrate. Siamo come i grandi chef: prendiamo ingredienti di eccellenza e sviluppiamo il software applicativo su input dei nostri clienti. Negli ultimi tempi lo scenario si è profondamente modificato. Oggi siamo una realtà ‘technology agnostic’ con una grande esperienza di programmazione di basso livello, e questo ci permette di arrivare molto in profondità”.

    Cambiano i modelli di business e il ruolo del distributore

    In questo diversificato contesto evolutivo le dinamiche legate alla tecnologia IoT contribuiscono ad accelerare anche il cambiamento del ruolo del distributore. La mission non si limita più alla mera vendita di componenti ma alla fornitura di soluzioni articolate. Ciò si riflette anche sulle strutture interne delle aziende commerciali, impegnate a soddisfare le esigenze dei clienti tradizionali ma anche di realtà attive in industrie diverse dall’elettronica. Marco Sangalli di Arrow sostiene che ciò che ha permesso una così ampia diffusione dell’IoT è stata la riduzione dei prezzi. “Sensori e tecnologie wireless” dice “hanno beneficiato di un enorme abbattimento dei costi e questo ha permesso alla tecnologia IoT di affermarsi su larga scala”. “Il nostro valore aggiunto” ha ribadito “è indirizzare il cliente sulla tecnologia più opportuna in funzione delle sue esigenze... nell’ecosistema c’è spazio per tutti: rispetto al passato non esiste più il singolo competitor perché oggi non esiste più nessuno in grado di fare tutto.”

    “Per quanto ci riguarda” ha concluso Alviano Burello di Avnet Silica “l’idea di base è garantire al cliente un valore aggiunto. Il core business rimane quello delle soluzioni, ovviamente senza entrare in concorrenza con i nostri fornitori. Le nostre proposte mirano ad accompagnare il cliente dall’edge al cloud, con l’obiettivo finale di ridurre il time-to-market. A questo proposito proponiamo delle piattaforme di riferimento, come la nostra Visible Things, che ci permettono di raccogliere le migliori tecnologie dei nostri partner per definire un progetto ottimizzato, dal silicio protetto e personalizzato al gateway, dalle comunicazioni ai moduli software”. Come accennato, un aspetto insito della natura dell’IoT è il cambiamento dei modelli di business. Questo porta a confrontarsi con clienti “non convenzionali”, facendo riferimento a nuovi ecosistemi che permettono di completare l’offerta. Ciò rappresenta ormai da tempo la realtà non solo della distribuzione, ma anche dei fornitori di prodotti più verticali. Abituati a confrontarsi con realtà molto tecniche, anche i costruttori di chip e schede sono spinti verso realtà distanti qualche “livello di separazione” in più rispetto al passato, probabilmente di non grande tradizione tecnica ma molto più attente ad aspetti quali il time-to-market. Questa sorta di contaminazione tecnologica è un altro aspetto alla base della trasformazione dei modelli di business, spingendo la proposta sempre più verso delle soluzioni globali che coinvolgono tutto ciò che va dal firmware al servizio sul campo. Si tratta ovviamente di un cambiamento di pelle non banale, che vedrà emergere nuovi fornitori, nuovi clienti e nuovi approcci al mercato, dove i confini tradizionali sono destinati a scomparire. In questo panorama sempre più articolato, emerge un’esigenza fondamentale: liberare il cliente dalla gestione delle complessità che non sono strettamente attinenti alle sue competenze core, lasciando agli esperti questo oneroso compito.

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