L’hi-tech italiano in tempi di crisi

Alla fine dello scorso giugno si è svolta presso l'Hotel Principe di Savoia a Milano l'Assemblea Annuale della Federazione Anie alla presenza del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Il consueto appuntamento annuale, che ha visto un'ampia partecipazione di soci e ospiti esterni, è stato occasione di confronto e riflessione sullo stato dell'industria delle tecnologie in uno scenario economico difficile e denso di incognite. Come permettere alle imprese di cogliere le opportunità di crescita che, pur tra le enormi difficoltà dell'attuale congiuntura economica, possono originare da una nuova domanda e da nuovi mercati? Questo è stato l'interrogativo che ha guidato la relazione introduttiva del Presidente di Anie Claudio Andrea Gemme. “Ci siamo ormai abituati alla parola crisi; ora vogliamo immaginare come poter andare oltre” ha esordito il Presidente in occasione della sua prima assemblea.

Emergenza crescita
L'emergenza crescita viene infatti vissuta dalle imprese Anie come un imperativo assoluto, che necessita di una specifica attenzione, affinché le aziende possano esprimere tutto il potenziale di creatività e capacità di innovazione di cui sono portatrici. Operazione decisiva per favorire il percorso delle imprese hi-tech italiane diventa quello di liberarle dai troppi vincoli che ne impediscono lo sviluppo. In questo quadro assume carattere strategico il rapporto con la grande committenza per facilitare l'incontro con una domanda in continua evoluzione. Anie ritiene per questo che un programma nazionale per la manutenzione possa determinare un effetto moltiplicatore nel campo degli investimenti infrastrutturali, soprattutto se l'ammodernamento del parco esistente viene ripensato con criteri innovativi. “L'innovazione tecnologica trova una delle principali applicazioni negli investimenti in infrastrutture che hanno un ruolo chiave per la crescita del Paese” ha spiegato il Presidente di Anie. “Non posiamo ignorare l'effetto moltiplicatore che origina da questi investimenti, soprattutto se l'ammodernamento viene ripensato con criteri di innovazione. Per questo è fondamentale guardare con attenzione alla manutenzione delle strutture esistenti. Occorre investire nella messa a norma e nell'adeguamento delle reti infrastrutturali, delle abitazioni civili, degli edifici pubblici, valorizzando il contributo offerto dall'industria nazionale. La strada che deve essere tracciata per riportare l'economia italiana in un percorso di sviluppo” prosegue Gemme “deve avvalersi di obiettivi e strumenti innovativi. Deve puntare sugli investimenti di lungo periodo, con una politica industriale che privilegi le eccellenze delle nostre imprese. Al centro del percorso di cambiamento vanno posti l'industria e l'innovazione”.

Verso un mondo smart
La roadmap di Anie per la crescita colloca dunque al centro l'industria e l'innovazione, i veri pilastri di un ritrovato percorso di sviluppo, passando da un programma nazionale per la manutenzione agli appalti pubblici come strumenti di qualificazione della domanda, dall'internazionalizzazione agli investimenti in infrastrutture tecnologiche. In questo percorso le tecnologie Anie sono centrali nella costruzione di un mondo “smart”, più competitivo e orientato all'innovazione, all'efficienza, alla sostenibilità ambientale. “In questi anni i settori Anie si sono trasformati, le imprese sono oggi più flessibili e competitive, capaci di intercettare con rapidità i driver del cambiamento”, ha proseguito Gemme. “Il nuovo mondo che gli operatori hanno immaginato per fronteggiare le forti pressioni concorrenziali e ridare slancio alla crescita è un mondo “smart”. Le aziende Anie possono rispondere con le loro tecnologie alla richiesta di intelligenza proveniente da un mondo differenziato, che spazia dalle costruzioni ai trasporti, dal mercato elettrico a quello energetico, fino alla sanità e all'istruzione. In questo senso la compagina associativa di Anie si configura nel panorama italiano come una vera casa delle tecnologie”.

Interventi per fronteggiare la crisi
Nel corso dell'Assemblea sono stati anche presentati i risultati di un'indagine realizzata su un campione di oltre 150 aziende Anie su tematiche di attualità come la stretta del credito, la pressione fiscale, la semplificazione degli oneri. L'Indagine ha evidenziato in dettaglio gli interventi adottati dalle imprese per fronteggiare la crisi, gli ostacoli che ne impediscono il ritorno in un percorso continuativo di sviluppo, le leve del cambiamento. Lo spettro ancora più tenuto dalle imprese hi-tech è quello della stretta creditizia, che spaventa tutti gli imprenditori delle tecnologie che però, malgrado le difficoltà nel reperimento delle risorse finanziarie, non hanno mai smesso di investire in ricerca e innovazione. Tra i nemici storici delle imprese ci sono l'alta pressione fiscale e quindi il costo del lavoro, la burocrazia e la mancanza di una politica a sostegno delle imprese che adottano misure virtuose nella ricerca e nell'occupazione. Comune alle imprese anche la diffidenza verso il mercato borsistico italiano. Quello che gli imprenditori chiedono al Governo è una riduzione degli sprechi e dei costi della politica, una politica industriale più attenta alla realtà produttiva italiana, fatta soprattutto di piccole e medie imprese, e soprattutto interventi pubblici che puntino sulle infrastrutture come volano per la crescita economica. Complessivamente le imprese bocciano la proposta di riforma del mercato del lavoro del Governo Monti.
Alla relazione del Presidente Claudio Andrea Gemme, è seguito l'intervento dell'economista Alberto Alesina dedicato alla crisi che coinvolge l'Europa e l'Italia, ricordando che al Paese più che infrastrutture servono riforme, e le conclusioni del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ha ricordato che al nostro Paese sono indispensabili settori virtuosi come quelli Anie, in grado di confrontarsi con la crisi, e che l'unica alternativa oggi è andare sui mercati globali puntando sulle capacità delle nostre imprese: “Non avendo materie prime disponibili in Italia, possiamo sfruttare solo la materia grigia contenuta nella testa dei nostri imprenditori”.

Nel 2011 hanno tenuto le esportazioni
L'industria delle tecnologie rappresentata da Anie ha espresso nel 2011 un fatturato di 71 miliardi di euro, di cui 28 provenienti dalle esportazioni, per un totale di 450.000 addetti. Dato significativo quello relativo alla spesa in ricerca & sviluppo che vale ben il 4% del fatturato. A fine 2011 il fatturato dei settori Anie ha registrato una flessione su base annua del 4,2%. Hanno continuato a tenere le esportazioni, cresciute del 5,5%, anche se in frenata sull'anno precedente (+12,7%), mentre i volumi della produzione industriale hanno mostrato nel corso dell'anno una flessione del 5%, allontanandosi dal record del 2007 di oltre 20 punti percentuali. In questo quadro di peggioramento sono emersi tra i vari comparti segnali differenziati nel cammino di uscita dalla crisi. Hanno performato bene i comparti della trasmissione e della distribuzione di energia, mentre è risultata in forte calo la produzione di energia (-28%); il fotovoltaico dopo la strepitosa crescita degli ultimi anni ha infatti mostrato una pesante battuta di arresto. In crescita i comparti dell'illuminotecnica, dell'automazione degli edifici e dei componenti elettronici. Particolarmente brillanti i risultati per il settore dell'automazione e della misura e dei sistemi di trasmissione movimento e potenza. L'industria dei trasporti ferroviari, eccellenza tecnologica nazionale, vive invece un momento di profonda crisi. Negative anche le tendenze di ascensori e apparecchi domestici e professionali.

Un 2012 ancora difficile
Il 2012 si prospetta ancora un anno difficile per le imprese Anie. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Istat relativi al primo quadrimestre dell'anno l'elettrotecnica ha registrato una caduta del fatturato del 10%, l'elettronica del 12%. A preoccupare sono soprattutto le indicazioni negative del portafoglio ordini; nei primi quattro mesi dell'anno l'ordinato è calato del 14% per l'elettrotecnica e dell'11% per l'elettronica. Le stime di Anie per la chiusura dell'anno sono ovviamente pessimistiche; si prevede infatti una flessione del fatturato aggregato di 2 punti percentuali sul 2011. Le difficoltà dell'industria italiana sono il risultato della crisi ma anche della bassa crescita che da oltre un decennio interessa il nostro Paese. Le ragioni sono le note questioni italiane che vanno dalla complessità delle leggi alla lentezza della burocrazia, i tempi incerti della giustizia, l'eccesivo carico fiscale, i ritardi nei tempi di pagamento, la mancanza di un piano di sviluppo delle infrastrutture. Il vuoto della domanda interna si conferma poi una peculiarità tutta italiana, che penalizza ulteriormente l'economia e l'industria nazionale.

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