La velocità è l’arma più forte

Il momento non è dei più favorevoli, lo sappiamo bene. Disagi sulle piazze finanziarie internazionali e timori per la tenuta dei mercati sono argomenti da prima pagina. Il mercato dell’elettronica, almeno dai recentissimi dati trasmessi da Anie, sembra comportarsi in modo abbastanza positivo, nonostante da più parti – ivi compresi i vertici dell’associazione – si sostenga che molte aziende del settore avranno difficoltà notevoli nel prossimo futuro.
Ma come stanno rispondendo le aziende italiane a un clima non facile, carico di eventi spesso non prevedibili, dalle eruzioni vulcaniche islandesi ai terremoti nipponici, tanto per capirci?  Sono solo alcuni degli argomenti che abbiamo affrontato con Francesco Meroni di OMR, un appuntamento ormai d’abitudine per noi di PCB Magazine.

Insomma, che mi dice del momento?
Da quello che si profila all’orizzonte, sembra che i prossimi tre mesi non saranno facili. È un periodo di incertezze questo, lo sappiamo tutti. I dati del terzo quarto dimostrano un forte rallentamento, soprattutto da parte del bacino asiatico, contro un’America e un’Europa che stanno a guardare. Osserviamo il recente passato: l’anno scorso il vulcano islandese, quest’anno un marzo sconvolgente a seguito della catastrofe giapponese. Quello che sembra un vero e proprio “must” è ora la messa in sicurezza globale del sistema. Prima avevamo l’abitudine di pensare al Far-East come a un referente inossidabile, soprattutto per gli approvvigionamenti; ora la situazione sta cambiando: grandi aziende come Alpine, Clarion, Panasonic – tanto per fare un esempio – non producono più solamente con materiali di provenienza orientale e devono quindi riferirsi a produttori europei. E questo non può che essere un fatto positivo per le nostre aziende.Quello che dobbiamo metterci in testa è che il mondo è in continua trasformazione e che dobbiamo avere la voglia, oltre che la capacità, di cambiare.

L’argomento del cambiamento è una costante nei nostri incontri. Quali sono le novità di questo 2011 fatto di problemi, ma anche di cambiamenti radicali?
Sa, personalmente noi di OMR problemi non ne abbiamo, vista l’onda del 2010 che ci ha permesso di raggiungere un + 60% rispetto al 2009, annus horribilis per tutti. Tuttavia, da qualche tempo ci siamo resi conto che la produzione in quanto tale non è più una priorità assoluta come nel passato. Quello che è importante oggi sono i servizi, servizi che si affiancano alla flessibilità e alle competenze; il tutto naturalmente abbinato alla rapidità di esecuzione. Oggi la nostra azienda sta producendo con tempi molto più rapidi rispetto a prima, garantendo quella flessibilità e quella rapidità che il mondo asiatico non riesce ad assicurare.

… e con i volumi, come la mettiamo?
Noi i volumi li abbiamo, questo non è un problema. Facciamo parte di quelle poche aziende europee che ancora possiedono una capacità produttiva importante (oserei dire che siamo la quinta o la sesta azienda in Europa per capacità produttiva), ma non solo. In base alle valutazioni dell’americana Johnson Control siamo l’unico fornitore omologato per l’“emergency”. Certo, abbiamo cambiato strategia, ma questo è stato un bene considerando i risultati ottenuti: ora operiamo sulle nicchie e per far ciò ci siamo dati come priorità quella di aumentare il più possibile i contatti commerciali. Da settanta aziende che presidiavamo nel passato siamo passati a più di 350. Il tutto naturalmente garantendo tempi di consegna che prima non immaginavamo neppure.

Tutto ciò vuol dire un notevole aumento dei ritmi di lavoro. Come è stato recepito questo incremento dell’impegno da parte dei suoi collaboratori?
Alcuni lo hanno già acquisito, altri sono un po’ più restii. Un fatto è comunque sicuro: il concetto di time-to-market è ormai prioritario. Un paio d’anni fa una certa quantità di prodotto veniva consegnata al cliente in otto settimane; oggi la stessa quantità di prodotti viene richiesta in 15 giorni. Ciò significa che la fabbrica deve essere aperta 24 ore su 24 e che l’attività deve crescere in modo esponenziale.
Con questa strategia, nonostante la produzione in volumi sia calata, abbiamo avuto lo stesso volume di ricavi dell’anno scorso e, considerando che siamo ancora a metà anno, sicuramente questa è una strategia vincente su tutta la linea.

Strategia come risultato di un lampo di genio o per una semplice valutazione di dati di mercato?
Direi una semplice valutazione di mercato. Ci siamo arrivati mediante dei test, cercando di comprendere l’offerta asiatica. Noi facevamo un’offerta e dicevamo sei settimane, loro si fermavano a 12. È su questo che possiamo definirci senza timore una vera alternativa all’Asia. Certo, ho avuto difficoltà a far comprendere questa strategia anche ai miei collaboratori più stretti, ma ora tutti iniziano a capire. Prima operavamo su 50 clienti, ora le dimensioni numeriche sono quadruplicate, se non quintuplicate. Se vogliamo essere alternativi alle grandi aziende asiatiche dobbiamo essere presenti sul mercato in modo totale, non tanto per fare produzione, ma per garantire un servizio alternativo, efficace ed estremamente rapido.

Continuiamo a parlare di Asia, ma cosa sta veramente succedendo in Asia, disastri naturali a parte?
L’Asia possiede oggi il primato sui prezzi; ci sono esempi nel nostro settore di grandi aziende cinesi che impongono il 20% in più sui prezzi di mercato. È possibile accettare una situazione del genere quando siamo in piena rivalutazione delle divise estremo-orientali, quando ci troviamo di fronte – in quelle aree – a un costante aumento del costo del lavoro (in Cina c’è stato un aumento secco del 20% nel solo mese di aprile), quando presto dovremo considerare gli oneri di carattere sociale che saranno imposti in quei paesi alle aziende straniere? Senza contare poi il costo dell’energia, i costi sull’ambiente e l’aumento spropositato dei costi delle materie prime. Ecco cosa sta succedendo in Asia in questo momento. E l’unica possibilità che abbiamo è quella di reagire.

A proposito di reazione, come vede la situazione italiana?
L’idea che mi sto facendo è che buona parte delle aziende italiane del nostro settore non abbia gran voglia di ricreare un progetto di rinascita; spesso sembra che siano in attesa che qualcun altro decida per il loro futuro. Per noi questo non è accettabile, quindi ci rimettiamo in discussione di continuo e in questo momento lo facciamo offrendo una delle cose che il mondo orientale non sembra riuscire ad  offrire: la velocità di consegna in un mondo in cui nessuno ha più tempo da perdere. E, vede, la velocità è proprio l’arma in più, un’arma che è legata strettamente alla profittabilità. Non sarà forse l’unica strada per contrastare l’egemonia asiatica, ma i risultati che stiamo ottenendo sono sicuramente positivi e lasciano ben sperare per il futuro.

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